"Cantare amantis est" (cantare è
proprio delle persone che sanno amare), diceva Sant'Agostino,
mentre Cassiodoro ammoniva che "Se continueremo a commettere
ingiustizie e ad ammazzarci tra noi, Dio ci lascerà senza
musica": li ha citati Riccardo Muti al Pala Dozza di Bologna al
termine di uno straordinario concerto dei Berliner
Philharmoniker per sottolineare l'importanza e la forza
pacificatrice della musica, "Senza pane e acqua si muore, ma è
la musica il pane dell'anima".
Non perde occasione il maestro per ricordarlo: lo ha fatto
ancora una volta, davanti a 3500 spettatori, tra i quali il
sottosegretario alla cultura Gianmarco Mazzi, all'inaugurazione
della quarantaquattresima edizione del Bologna Festival. I
celeberrimi Berliner Philharmoniker, "grandissimo esempio della
cultura europea" ha detto Muti, mancavano a Bologna da 74 anni,
mentre il giorno prima a Bari (altra tappa della mini tournée
italiana dell'orchestra) si sono esibiti per la prima volta.
Una serata speciale quella bolognese non solo per la presenza
dell'orchestra più blasonata della scena internazionale e di uno
dei massimi direttori viventi, che con i Berliner vanta un
sodalizio che ha superato il mezzo secolo (benedetto nientemeno
che da Herbert von Karajan), ma per lo scopo benefico che
Bologna Festival ha ormai da anni nel suo Dna. L'incasso della
serata (si stima in 200mila euro) è stato devoluto a tre enti da
sempre impegnati nell'aiuto a chi soffre: la Fondazione Ant, la
Fondazione Sant'Orsola e l'Associazione La Mongolfiera Odv.
La locandina proponeva la Sinfonia dal Guglielmo Tell di
Gioachino Rossini, i ballabili dai Vespri siciliani di Giuseppe
Verdi e la Sinfonia N. 2 in re maggiore Op.73 di Johannes
Brahms. Un'esecuzione naturalmente impeccabile, con grande
sfoggio delle prime parti dei mitici Berliner, a cominciare dal
violoncello solo del Guglielmo Tell, ha scatenato le
interminabili ovazioni del pubblico.
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