"Continuate a dire che il pubblico vuole altro e invece per strada le persone mi ringraziano perché ho fatto scoprire loro l'Idiota di Dostoevskij". È l'alba degli anni '60 e un Giorgio Albertazzi nel pieno della sua maturità parla del successo della storica riduzione televisiva firmata da Giacomo Vaccari. "Un discorso che potrebbe essere di oggi.
Evidentemente siamo rimasti fermi lì", dice all'ANSA Pino Strabioli. Ed è proprio con quelle immagini che inizia Via Sicilia 57-59. Giorgio Albertazzi - Il teatro è vita, docufilm che Strabioli ha scritto e diretto insieme a Fabio Masi e che, in occasione dei cento anni della nascita del mattatore (Fiesole, 20 agosto 1923 - Roccastrada, 28 maggio 2016), sarà presentato in anteprima il 28 ottobre alla Festa del Cinema di Roma. Un omaggio che non è solo un ritratto del genio e dell'artista, ma una denuncia sullo stato del Teatro in Italia.
"Tutto nasce da un bellissimo documento girato dal regista Alessandro Giupponi nel 2015 all'interno del Teatro delle Arti, lo storico palcoscenico fondato nel 1937 in Via Sicilia 57-59 a Roma, che dopo un incendio rimase abbandonato per anni - racconta Strabioli - Quel filmato è stato conservato sino a oggi dalla produttrice Alessandra Infascelli, che di Giupponi era anche la compagna".
"Il Comune aveva appena affidato quello spazio proprio a Giorgio e Alessandro, per farci spettacoli e una scuola di teatro", spiega lei all'ANSA. Come prima cosa i due girano dunque quel documento. "C'è Albertazzi che appoggiato al bastone, senza toni nostalgici, ma con quella lucidità che riescono ad avere solo i grandi vecchi - dice Strabioli - vagando nel teatro distrutto evoca i fantasmi della sua vita, che erano stati lì: Anna Proclemer, Anna Magnani, Sergio Tofano, Carmelo Bene". In meno di un anno, però, Albertazzi se ne va e poco dopo anche Giupponi si ammala e scompare e il progetto si ferma.
Da quelle immagini parte oggi il racconto di Strabioli - prodotto da Polifemo S.r.l. con il Premio Golden Graal e Growing Production - correndo su un binario doppio: il primo al Teatro Quirinetta, chiuso da oltre cinque anni, dove un gruppo di giovani attori lavora per organizzare una nuova stagione teatrale e denuncia come "in Italia oggi ci sono 500 teatri chiusi che al momento non riapriranno: un'emorragia che non si ferma", spiega Strabioli; il secondo, con la straordinaria lectio magistralis di Albertazzi al Teatro delle Arti. Più il materiale di repertorio dalle Teche Rai e dall'Istituto Luce, che restituisce ricordi e aneddoti, da Eleonora Duse a Vittorio Gassman, Anna Proclemer, Carmelo Bene, Vittorio De Sica, Anna Magnani, Sergio Tofano.
Ma chi era Albertazzi, l'eterno imperatore Adriano? "Lui stesso raccontava di avere incontrato una ragazza sull'autobus: 'perché non fai l'attore?', gli aveva chiesto lei. E siccome era carina, lui si lanciò - sorride Strabioli - Era un provocatore, un uomo di grande cultura, un uomo libero che ha vissuto tutto, curioso fino alla fine. Insieme a Gassmann aveva capito subito la potenza della televisione. Era uno degli ultimi 'grandi'". Dopo la Festa del cinema, il progetto, racconta Infascelli, "è organizzare tre grandi eventi al Teatro di Roma, a La pergola di Firenze e al Mercadante di Napoli. E poi, speriamo che la Rai lo mandi in onda". Ma perché i teatri in Italia chiudono e non riaprono? "Perché non rientrano in un panorama 'industriale'", riflette Strabioli. "È un problema che con Giorgio e Sandro avevamo affrontato - aggiunge Infascelli - Il dato economico pesa: il privato non ce la fa, le sovvenzioni alla cultura diminuiscono. E poi le trasformazioni delle città: è più molto più comodo aprire un supermercato".
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