Quando la danza dà corpo alla musica,
riscrivendo anche tra le righe degli spartiti di Dylan,
Stravinskij e Ravel, sul palco ci sono i ballerini della
compagnia Bejart Ballet Lusanne. Ieri sera in un teatro
Petruzzelli gremito dal pubblico che con ogni applauso sembrava
chiedere il bis, circa 60 artisti hanno dato vita alle
coreografie di Gil Roman e Maurice Bejart con tre performance:
'Alors on danse...!', 'L'uccello di fuoco' e Bolero.
Roman, che guida la compagnia dal 2007, succedendo al
fondatore Bejart, ha spiegato che per 'Alors on danse' ha
"composto una sequenza di coreografie incentrate sulla tecnica
classica, che non aveva altro scopo che il piacere di ballare:
volevamo leggerezza in questi tempi difficili". E così la serata
si apre con le movenze eleganti dei ballerini che dipingono
quadri colorati in cui raccontano lo scorrere della vita di
tutti giorni, con gli amori e le sue delusioni, con un
linguaggio che dà forma alle emozioni.
Poi è la volta del maestoso Stravinskij, quando i ballerini
impengati ne 'L'uccello di fuoco' si muovono sullo sfondo di una
grande palla rossa che ricorda il sol levante, alla cui luce la
Fenice rinasce dalle proprie ceneri. Ad incalzare è il contrasto
della creazione di Stravinskij che rompe con la tradizione
musicale dando spazio a una ritmica di vortici impetuosi.
Il finale, affidato al Bolero di Ravel, porta in scena una
sensualità tutta maschile: un ballerino in piedi su un tavolo
comincia lentamente a danzare sulle note di una melodia "di
origine orientale e non spagnola", come precisava Bejart. A lui,
un po' alla volta, si uniranno decine di danzatori per comporre
un'unica grande figura che si muove con lo stesso ritmo,
rafforzando, se possibile, una tra le più potenti musiche su cui
è possibile danzare.
In replica al teatro Petruzzelli di Bari fino al 29 ottobre,
pochi i posti ancora disponibili.
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