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Chiara Mezzalama racconta l'Iran

Chiara Mezzalama racconta l'Iran

Esce la storia vera 'Il giardino persiano'

ROMA, 17 luglio 2015, 10:37

Mauretta Capuano

ANSACheck

La copertina del libro di Chiara Mezzalama 'Il giardino persiano ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina del libro di Chiara Mezzalama  'Il giardino persiano ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina del libro di Chiara Mezzalama 'Il giardino persiano ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

CHIARA MEZZALAMA, IL GIARDINO PERSIANO (E/O, PP. 208, EURO 17,00) Una bambina di nove anni che cresce in una prigione dorata in Iran, negli anni in cui il paese è stravolto dalla rivoluzione islamica e domina la figura dell'Ayatollah Khomeini. A raccontare la sua storia è Chiara Mezzalama nel suo secondo libro, 'Il giardino persiano', romanzo autobiografico sulle vicende di una famiglia che si trasferisce dall'Italia a Teheran, quando il padre diplomatico viene nominato ambasciatore.
    In un clima di violenza, donne velate di nero, soldati armati, il giardino dell'ambasciata, antica residenza di principi persiani, rappresenta per la ragazzina, che come l'autrice si chiama Chiara, un luogo magico, fuori dal tempo, che nasconde misteri e promesse di giochi senza fine. "Nel giardino c'era un laghetto che circondava un'isola collegata da un ponticello di legno. Sull'isola quattro salici piangenti muovevano lentamente i loro rami nell'afa estiva, come fossero vecchi alberi stanchi, troppo vicini alla terra. La residenza era bianca, con delle colonne neoclassiche che la facevano assomigliare a un tempio" racconta.
    All'arrivo, il tragitto dall'aeroporto internazionale Teheran Mehrabad alla residenza è accompagnato da un infernale rumore di clacson, inquinamento e caldo opprimente. "Più dei kalasnikov, degli stivali di cuoio, dei veli neri, del rumore e del clima di tensione che si respirava" al momento dello sbarco a spaventare la bambina è il fatto di essere gli unici occidentali, guardati da tutti.
    Dopo un'inverno, quello del 1981, passato a decidere se seguire in estate il trasferimento del marito in Iran, la madre Chiara e suo fratello partono verso un paese in guerra dove "il ritratto di Khomeini era ovunque, come una specie di monito. Mio padre, quando ci comportavamo male a tavola, minacciava: 'Vi mando dall'Ayatollah Khomeini, vedrete come vi rimette in riga'" racconta la protagonista.
    Tra sirene e bombe che esplodono vicine, Chiara cerca di decifrare un mondo dove anche le bambine di nove anni, come lei, cominciano a portare il velo e dove tutto è stravolto dalla rivoluzione islamica e dalla guerra con l'Iraq. Un giorno Chiara trova la madre in lacrime perché hanno lapidato una ragazza di 19 anni in piazza: secondo la "legge islamica si è comportata male" spiega la signora, di origini piemontesi, alla figlia.
    Figlia di un diplomatico, la Mezzalama, 43 anni, di origine romana, vive a Parigi e ha trascorso la sua infanzia all'estero.
    Traduttrice e psicoterapeuta oltre che scrittrice, ha esordito con 'Avrò cura di te', pubblicato sempre da E/O ed è autrice anche di un libro sugli attentati terroristici a Parigi, 'Voglio essere Charlie: diario minimo di una scrittrice a Parigi' uscito per Edizioni Estemporanee.
    Ne 'Il giardino persiano' dà voce anche a un momento drammatico per l'emancipazione femminile. Il velo delle donne islamiche, coperte di nero, è la prima immagine che la colpisce all'aeroporto e che fa nascere la sua curiosità su un modo diverso di vivere la femminilità. "Ma a che le serve il rossetto se è tutta coperta?" chiede Chiara alla mamma che regala il suo a una donna velata. E impara così a capire le cose dallo sguardo, dagli occhi. Certo, lo sguardo dal giardino dorato resta quello dell'infanzia che rende meno dura una realtà terribile, ma che comunque la vede.
   

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