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(di Paolo Petroni)
PAOLO DI PAOLO, ''ROMANZO SENZA UMANI'' (FELTRINELLI, pp. 218 - 17,00 euro) - La memoria, le parole sono i veri temi, naturalmente connessi, di questo romanzo di Paolo Di Paolo al di là di quello ecologico d'occasione sul riscaldamento globale e i disastri climatici. A cercar di richiamare l'importanza della memoria, a interrogarcisi, a ribadirla è il professor Mauro Barbi di ritorno da un viaggio su quel Lago di Costanza che da anni attrae la sua curiosità di studioso ed è diventato centrale nel panorama del suo lavoro.
Non a caso il racconto di Barbi si svolge tra la richiesta di partecipare e lo svolgimento di un talk show tv con un conduttore poco interessato a capire davvero appunto il valore della memoria, il fatto che ''studiare il motivo e il meccanismo dei bruschi cambiamenti climatici avvenuti nel passato può aiutarci'' a affrontare il presente, come lui cerca di spiegare. Quel lago infatti fu il centro di un'improvvisa, terribile galciazione da novembre 1572 alla primavera dell'anno dopo, a una ventina di gradi sottozero che facero piombare gelati a terra gli uccelli e diventare l'acqua così solida che si poteva attraversare con un carretto. Era un paesaggio nebbioso, piovoso, che ''non ha niente di rassicurante, è inospitale e infido'' mentre gli elementi ''fanno sterile la terra, predicendo la fame'', con gli uomini che,''non graziati dal letargo, guardano alla furia degli elementi con uno spirito che li sovrasta e li offende''.
Il professore termina il suo intervento tv citando poi Rabelais che racconta che ''in certi paesi, in inverno, le parole gelano al freddo dell'aria, e non è possibile udirle'', ma ''il ghiaccio conserva'' e saremmo sorpresi se scoprissimo che è qui il posto dove quelle parole disgelano e riacquistano senso. Ed è un qualcosa che accade anche nei rapporti tra le persone, come è successo al protagonista con Anna.
A dispetto del titolo e di quell'inzio ''in assenza di occhi umani'' sul lago ghiacciato, questi ci sono e sono, assieme al protagonista e i suoi amici, anche gli ovvi responsabili del guai climatici odierni, dimentichi del passato, così da ''non cercare il posto del disgelo''. Anche perchè mentre Barbi cerca lui stesso di ricordare o recuperare persone del suo passato, a sgelarlo, a cominciare dall'amico Fiore cercato dopo 15 anni alla ragazza belga di Madrid, da Cardolini a appunto la sua Anna e l'ex bambina Sofia, dice di essere ossesionato da una domanda: ''Che cosa ricordano gli altri di noi?'', come ci ricordano? Perché la memoria non è una sola e, pirandellianamente, ognuno ha la sua.
Così una sorta di storia climatica tra gelo del lago e surriscaldamento odierno va in parallelo al recupero di quel che la memoria ha conservato del proprio passato e di come questo si sia frantumato e rispecchiato negli altri come in un caleidoscopio, che è comunque importante cercar di ricomporre per tentare di ritrovare un senso, se stessi. Un racconto suggestivo ma complesso, che coinvolge il lettore nel ricomporre un mosaico fatto e nato da suggestioni, come ha spiegato l'autore stesso, che insegue voci e luoghi e fa sì che il suo protagonista nell'acqua e il ghiaccio del lago veda come uno specchio in cui provare a guardare al di là e in profondità, per fare i conti con uno smarrimento esistenziale.
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