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Concetto Vecchio, 1977 cronaca di un anno tragico e appassionato

Concetto Vecchio, 1977 cronaca di un anno tragico e appassionato

1977 cronaca di un anno tragico e appassionato

ROMA, 11 febbraio 2025

di Elisabetta Stefanelli

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Elisabetta Stefanelli)  CONCETTO VECCHIO, 'ALI DI PIOMBO.    1977 CRONACA DI UN ANNO TRAGICO E APPASSIONATO'. (Utet, pag.    271, Euro 18.00).
    Trentotto testimoni intervistati, decine di libri letti, montagne di vecchi giornali sfogliati, documenti, carte consumate interrogate, ma soprattutto chilometri a piedi con il taccuino in mano a calpestare le foglie bagnate di quel fango che si era sporcato di sangue. "Quindi fare bene, perché capire è più bello che giudicare. Il giornalismo è andare nei posti, col taccuino in mano, con più domande che risposte". Lezione tutta da apprendere in questo 'Ali di piombo. 1977 cronaca di un anno tragico e appassionato' che Concetto Vecchio pubblicò nel 2007 in occasione dei trent'anni di quelle vicende che sconvolsero l'Italia e che ora Utet ripropone. Non ha cambiato neanche una virgola l'autore, scrittore e giornalista de La Repubblica, ed ha fatto bene, così come ha fatto bene Utet a ripubblicarlo, perché il libro ha forse oggi più che allora una sua inquietante attualità. "Carlo Casalegno ha cessato di vivere alle 13.40 del 29 novembre 1977, tredici giorni dopo l'agguato", e l'idea iniziale dell'autore era quella di raccontare l'omicidio del vicedirettore de La Stampa, uomo libero come pochi, a cui le Brigate rosse spararono mirando alla testa nell'androne di casa sua a Torino, in Corso Vittorio Emanuele. Ma poi, spiega Vecchio, "La storia di Casalegno e dei suoi assassini andava inserita dentro la temperie di quell'anno nel quale le contraddizioni scoppiarono tutte insieme: l'esplodere delle droghe pesanti, le radio libere, la prima Estate romana, la ribellione del movimento contro il Pci, la polizia di Cossiga scritto con la k". E tutto questo si ritrova in questo bel libro in cui lo stile da narratore documentato, partecipe senza essere di parte, di Concetto Vecchio torna ad esplorare fosse l'anno più difficile della seconda metà del Novecento italiano. L'altro secolo che allunga i suoi tentacoli nel nuovo Millennio portandosi dietro un lato oscuro ed irrisolto che sembra straordinariamente attuale nonostante i protagonisti di quella stagione siano in gran parte scomparsi.
    Vecchio ripercorre cronologicamente i fatti, dalle contestazioni a Luciano Lama, davanti alla Sapienza, all'uccisione di Francesco Lorusso a Bologna, la violenza delle Br che cresce tra gambizzazioni, omicidi e rapine, la voce delle radio libere come Radio Alice, e poi altri morti senza senso come Giorgiana Masi e Walter Rossi, i giornalisti nel mirino, le battaglie femministe, e la politica, la politica lontana dalla realtà. "A questo punto possiamo dirlo: non è un altro Sessantotto. È un'altra storia questa. E non solo perché il '68 fu un movimento globale, mentre il '77 rappresentò solo un fenomeno italiano. L'uso della violenza, che per le Brigate rosse è l'unica forma di lotta e per i movimenti uno dei tanti strumenti, non certo il principale, rappresenta la prima sostanziale differenza tra i due fenomeni". Fenomeni spesso incomprensibili, incontrollabili, contraddittori. Concetto Vecchio ricorda che Achille Ardigo' nel 1977 fa un paragone che scandalizza tutti, scrive "Ci sono affinità impressionanti tra Autonomia e Comunione e liberazione.
    La base di massa è identica: una popolazione giovanile marginale e marginalizzata, senza padre, bloccata in una condizione di adolescenza prolungata e quindi da una ricerca disperata di un rapporto con la società adulta ; in bilico fra aggressione, distruttività e dipendenza". Questioni di impressionante attualità che un gruppo di allora giovanissimi giornalisti, da Ezio Mauro a Gad Lerner, da Giuliano Ferrara a Enrico Deaglio, che poi hanno fatto la storia dell'informazione italiana tra giornali e tv, cercano di indagare e di raccontare. Perché la grande lezione del giornalismo deve rimanere quella di capire, come fa questo libro che indaga un anno che fa da spartiacque tra due epoche e che sarebbe utile a molti dei ragazzi di oggi, altrettanto smarriti, in una situazione di crisi economica e di difficoltà internazionali altrettanto drammatica.
   

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