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In evidenza
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(di Mauretta Capuano)
NICOLA BULTRINI, VITA E MORTE DI UN
POETA (FAZI, PP 144, EURO 18). Scanzonato, apparentemente
spensierato, irrequieto, Beppe Salvia, il poeta che saltava sui
cornicioni e le ringhiere facendo morire di spavento gli amici,
ma restando alla fine per fortuna sempre in equilibrio, rivive,
a quarant'anni dalla morte, nel libro di Nicola Bultrini, 'Vita
e morte di un poeta'. In uscita il 18 marzo per Fazi editore in
vista della Giornata mondiale della Poesia, che si celebra il 21
marzo, non è una biografia e neppure un vero e proprio romanzo,
è la storia di un poeta geniale, di un giovane che nella sua
fulminea parabola ha lasciato "un segno potente" e di un'epoca
irripetibile del mondo artistico e culturale.
Raccontando Salvia, Bultrini, che è lui stesso poeta e autore di
saggi di critica letteraria, ripercorre il momento magico di una
generazione di poeti, scrittori e artisti di talento che
animarono con entusiasmo la scena culturale negli anni Ottanta a
Roma. La cosa incredibile è che Bultrini non ha mai incontrato
Beppe Salvia, ma lo racconta ancora meglio in una storia corale
costruita attraverso le memorie dei suoi amici. La breve
esistenza di Salvia, finita a 31 anni gettandosi da una finestra
nel 1985, è stata ricostruita "utilizzando come fonti primarie
le testimonianze di coloro che lo avevano conosciuto e
frequentato" racconta Bultrini che ha realizzato trentuno
interviste, "chiedendo semplicemente a ognuno di raccontarmi
Beppe Salvia per quello che era conservato nella loro memoria".
Ci sono Valerio Magrelli, Amelia Rosselli, Marco Lodoli, Gino
Scartaghiande, Gabriella Sica, Claudio Damiani, Arnaldo
Colasanti, Edoardo Albinati, Silvia Bre e anche l'editore Elido
Fazi che pur essendo un'economista affermato all'epoca
frequentava questi poeti fuori dagli schemi. C'è la nascita
delle riviste Prato Pagano e Braci (il nome lo trovò Beppe
Salvia) , i componimenti pubblicati su Nuovi Argomenti. C'è il
Festival di Castelporziano, vicino ad Ostia, il primo festival
internazionale di poesia al quale nel 1979 parteciparono 104
poeti di cui novanta stranieri fra i quali Allen Ginsberg,
Gregory Corso, William Burroughs e tra gli italiani Dario
Bellezza, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis . Un evento
collettivo che a un certo punto andò fuori controllo ma alcuni
poeti fecero finta di niente come Amelia Rosselli che "lesse i
suoi testi immobile e imperturbata nel grande caos".
Il ritratto che viene fuori di Beppe Salvia è quello di un poeta
puro, che bruciava le sue poesie, ma che oltre a scrivere,
studiava gli insetti, disegnava (come mostra il suo autoritratto
nella copertina del libro), che suonava, aveva un grande
interesse per il cinema, il cyberpunk e soprattutto per la
musica che andava a sentire al locale Magia a Trastevere. Il suo
mito era Elvis Costello. Bultrini racconta anche il rapporto
difficile con la madre, la morte del padre di cui non parlava
mai, la relazione tormentosa con il fratello Rocco (pittore) e
quel disagio che accompagnava Beppe e forse neppure lui
conosceva a fondo. Un malessere che aumentava insieme alle dosi
di Tavor che prendeva e più volte lo hanno fatto finire in
ospedale.
"È così che abbiamo conosciuto Beppe. Era impossibile non
rimanerne incuriositi. Per come si vestiva, per come si muoveva,
con la grazia di uno che è intonato alla vita" racconta
nonostante tutto l'autore del libro.
Dei versi senza tempo di Beppe Salvia, che era nato il 10
ottobre 1954 a Potenza, si è cominciato a parlare più
diffusamente dopo la morte e postuma è iniziata una serie di
pubblicazioni della sua poesia. "Abbiamo nel cuore un
solitario/amore, nostra vita infinita, /e negli occhi il cielo
per nostro vario/cammino." sono i primi versi di una poesia da
Cuore, il libro che nelle intenzioni di Salvia doveva diventare
il canzoniere con tutta la sua opera. "Sapeva - di avere scritto
grandi poesie e si preoccupava di raccoglierle nel modo deciso
da lui" dice Bultrini della raccolta che riunisce tutti i suoi
componimenti apparsi dal 1975 su Braci, Prato Pagano e Nuovi
Argomenti, uscita nel 2021 per Interno Poesia nella versione più
aderente all'idea di Beppe Salvia, dopo quella uscita nel 1988
per Rotundo Editore con il sottotitolo Cieli Celesti.
Una poesia quella di Salvia "che nasceva e rimaneva senza
tempo", "una lingua immediata e letteraria al tempo stesso" da
scoprire o riscoprire.
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