Una crescita annua del 15-20% e poi,
una volta consolidati i ricavi, la quotazione in Borsa. Macron,
la società bolognese specializzata in abbigliamento sportivo,
guarda ai mercati esteri e non teme la congiuntura. "Siamo
condannati a crescere - afferma all'ANSA l'amministratore
delegato della società, Gianluca Pavanello spiegando che questa
è l'unica filosofia vincente - pensiamo alla Borsa perché
potrebbe darci ancora più visibilità ma vogliamo arrivarci con
un fatturato ancora più alto. Riteniamo che servano altri tre
anni".
La società 'obbligata a crescere' è cresciuta già. Dal
negozio di via Saffi aperto nel 1971 sembra passato davvero
tanto tempo. La società ha allargato i proprio confini. Ha nel
proprio portafoglio 94 club e federazioni sportive di tutto il
mondo, tra calcio, rugby, pallavolo, basket. Per loro realizza
magliette e divise ufficiali e, in molti casi, cura il
merchandising.
Il fatturato è cresciuto esponenzialmente dagli 11 milioni
del 2004. Il grafico che segna la crescita annuale mostra come
dai 113 milioni di euro del 2019 si sia passati indenni negli
anni del Covid - quando l'azienda ha virato la produzione su
mascherine e camici, fatturando solo per questo 260 milioni in
12 mesi tra il 2020 e il 2021 - per salire ai 170 milioni del
2022 e chiudere quest'anno, secondo le stime a 190 milioni.
Il settore è in espansione e anche l'azienda. Il mercato nel
2004 era centrato al 100% sull'Italia, che ora non è più il
primo Paese per ricavi. Il Regno Unito rappresenta il 25% del
fatturato. Anche l'assetto azionario si è adeguato. La società,
inizialmente di Francesco Bormioli, ha ora come principale
investitore il finanziere Andrea Pignataro, che possiede oltre
il 50%. Ci sono poi quote di Bormioli, del fondo Consilium e un
30% che fa capo a circa 40 manager dell'azienda.
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