Potrebbe essere stato il crollo dei titoli di Stato, più che quello della borsa, il campanello d'allarme che ha fatto cambiare idea a Trump spingendolo a sospendere i dazi reciproci per tre mesi. Il terremoto in Borsa degli ultimi giorni si era infatti allargato ai treasuries mandandoli in picchiata, con un balzo dei rendimenti che, se ha lasciato indenne il bund tedesco, trascina con sé i Btp italiani facendo così schizzare lo spread a 130.
Scott Bessent, il segretario al Tesoro Usa, assicura che è tutto regolare e che finalmente è l'ora di Main Street piuttosto che Wall Street. Ed esorta la Cina a non svalutare lo yuan, come invece Pechino sta facendo da giorni. Larry Summers, economista ed ex segretario del Tesoro, parla di una situazione "davvero insolita" con una fuga dei mercati dagli investimenti negli Usa in grado di innescare "spirali di ogni genere": unica via d'uscita sarebbe "che il presidente faccia marcia indietro".
E' quel che è accaduto ed è la misura di quanto alti fossero i rischi sul mercato dei treasuries. Fino a pochi giorni fa l'instabilità aveva premiato il rifugio sicuro dei bond Usa, oggi era fuga da tutti gli asset. Incluso il dollaro, con l'euro a un soffio da 1,11 dollari. Dopo l'asta deludente del tre anni di ieri, un esodo ha colpito i t-bond come non si vedeva dal 2020, facendo schizzare in poche sedute il rendimento fino al 5%: per Citigroup è il segnale che il debito Usa, al momento non è più un asset difensivo dove rifugiarsi. Qualcuno ipotizza problemi di bilancio di fronte alla crisi, qualcun altro la corsa di fondi a reperire liquidità. Gli analisti avvertono che il debito Usa nelle mani di Pechino è un'arma nucleare per la Cina.
La marcia indietro di Trump e l'asta andata bene su 39 miliardi di titoli decennali mitigano la situazione, con i bond comunque che mantengo rendimento in rialzo a circa il 4,30%.
Inevitabile, prima dell'ultima decisione di Trump, l'impatto sull'Europa, dove soffre il debito di Francia, Spagna e più degli altri dell'Italia, col Btp che arriva a sfiorare il 4% e lo spread a un massimo di 134: solo un mese fa era a 110. Una situazione che è sul tavolo dei banchieri centrali. Se la Fed rischia di avere le mani legate dalle pressioni dei dazi sui prezzi, la Bce pare sempre più decisa a tagliare i tassi nella riunione del 17 aprile. La presidente Christine Lagarde, peraltro, oggi ha ricevuto Zhou Yu, alta dirigente della Banca popolare di Cina in un incontro definito "regolare" ma che arriva fra il caos dei dazi: la Bank of England si spinge a dire che la stabilità finanziaria del Paese è "a rischio", un allarme rosso.
Per il Consiglio Bce è urgente fare il punto: il governatore spagnolo José Luis Escrivá dice che si stanno avverando "alcuni degli scenari negativi che avevamo identificato". Parole riferite ai dazi e all'economia, ma anche ai mercati e ai bond in particolare, dove la Bce in caso di emergenze avrebbe a disposizione il 'Tpi', uno strumento di stabilizzazione lanciato nel 2022 ma mai impiegato.
Sullo sfondo, per Francoforte, c'è la sfida geopolitica lanciata dall'abbraccio di Trump al mondo crypto, e alle stablecoin come potenziale strumento di sostegno al dollaro. In tandem con un ordine esecutivo che colpisce le monete digitali di banca centrale e l'euro digitale cui lavora la Bce.
Dall'Eurosistema (Bce più banche centrali dell'area euro) trapela un'urgenza più alta che mai ad andare avanti: in gioco c'è la necessità di assicurare una 'sovranità monetaria' europea in un momento di tensioni geopolitiche altissime. Dotandosi di un sistema continentale alternativo a pagamenti elettronici che ad oggi transitano tutti per le piattaforme Usa come Visa, Mastercard, Paypal o cinesi come Alipay. E che quindi potrebbero diventare, un domani, oggetto di ritorsioni come i dazi. Un 'divorzio' carico di incognite per il sistema monetario globale fra la Bce da una parte, col suo progetto di euro digitale, e dall'altra gli Usa che puntano su crypto e stablecoin, che secondo i banchieri centrali europei son ad alto rischio.
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