Non si placa la polemica interna al
governo progressista spagnolo sull'imposizione dell'Irpef sul
salario minimo interprofessionale (Smi), elevato a 1.184 euro al
mese, che vede su posizioni contrapposte la prima vicepremier
con delega alle Finanze, la socialista Maria Jesus Montero,
favorevole alla tassazione, e contraria la vicepremier seconda
con delega al Lavoro, Yolanda Diaz, della confluenza di sinistra
Sumar.
Diaz ha accusato oggi Montero di "provocare confusione", per
aver sostenuto che il Smi, aumentato dal governo del 61% dal
2018, passando da 735 euro a 1.184 euro al mese, ha raggiunto
una quantità tale da non dover più essere esente dall'Irpef.
"Questo non è giusto, non è di sinistra né è progressivo come
dice la Costituzione", ha detto la Diaz in dichiarazioni a Rtve.
"Non è di sinistra abbassare le tasse alle compagnie
energetiche", ha aggiunto riferendosi alla mancata proroga della
tassa sugli extra profitti, bocciata dal Parlamento per mancanza
di appoggi.
Il gruppo parlamentare di Sumar ha presentato la scorsa
settimana al Congresso spagnolo un'iniziativa di legge perché il
Smi sia esente dall'Irpef, in contemporanea ad altre due
iniziative nello stesso senso presentate da Podemos e dal
consercatore Partito Popolare. Tuttavia, Yolanda Diaz ha
lasciato la porta aperta al negoziato con gli alleati
socialisti: "Mi piacerebbe raggiungere un accordo all'interno
del governo, questo è legittimo", ha insistito. "Non vado mai a
negoziati dicendo che non mi sposterò di una virgola", ha
aggiunto.
Tuttavia, dopo la direzione socialista convocata oggi da
Pedro Sanchez, fonti socialiste citate da El Pais segnalano che
la decisione di imporre l'Irpef al Smi "è presa" e che "non è
prevista un'altra opzione". Secondo le stime del ministero di
Finanze, la mancata contribuzione dell'Irpef sul Smi
sottrarrebbe alle casse pubbliche 2 miliardi di euro, una
partita simile a quella destinata ogni anno alle borse di studio
da parte del ministero di Educazione.
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