"Di questo passo molte nostre
aziende potrebbero finire sul lastrico: rischiamo la perdita di
centinaia di migliaia di posti di lavoro e il collasso, nel giro
di pochi mesi, dell'intero sistema di assistenza pubblica". E'
il grido d'allarme lanciato da Federlab Italia - tra le
principali associazioni di categoria dei laboratori di analisi
cliniche e dei centri poliambulatoriali privati (con oltre 2.000
strutture associate presenti su tutto il territorio nazionale)
accreditati con il SSN - e PMI Sanità - l'associazione delle
piccole e medie imprese (circa 6.000 con 200.000 lavoratori ed
un indotto enorme) impegnate a rifornire gli ospedali del
materiale necessario alla diagnosi ed alle cure. Sul banco degli
imputati finiscono il nuovo nomenclatore tariffario nazionale e
il decreto payback dispositivi medici (Dl Aiuti Bis), varato dal
precedente governo Draghi: una "specie di tassa assurda,
quest'ultima, più grande dei guadagni delle aziende, che impone
loro di restituire somme ingenti solo perché si è pensato di
ripianare i debiti della sanità con un vero e
proprio...esproprio ai danni dei privati" spiega Gennaro Broya
de Lucia, presidente di PMI Sanità. Per le tariffe, invece, si
paventano "tagli sanguinosi per le prestazioni di diagnostica di
laboratorio. Il che significa condannare alla chiusura decine e
decine di laboratori e di centri privati costringendo migliaia
di pazienti a sobbarcarsi le lungaggini bibliche delle liste di
attesa o a mettere mano al portafogli per sottoporsi ad analisi
ed accertamenti" aggiunge Gennaro Lamberti, presidente di
Federlab. Nelle scorse settimane, "il governo ed il mondo della
politica in generale, hanno prestato la dovuta attenzione alle
legittime istanze di balneari, tassisti ed altre categorie
professionali che si erano viste lese nei loro diritti. Bene.
Vorremmo, anzi, auspichiamo analoga attenzione anche nei
confronti di chi, come i nostri centri e le nostre aziende,
lavora, giorno e notte, per costruire una sanità migliore e
sempre più a dimensione del cittadino" rilanciano all'unisono
Broya de Lucia e Lamberti. Perché, concludono: "il vero rischio
è quello di innescare una polveriera sociale dal momento che
l'eventuale collasso delle nostre strutture scatenerebbe, a
ruota, anche la fine delle cure gratuite in Italia".
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