"Sono ridicole le dichiarazioni di
autorevoli esponenti della maggioranza che vorrebbero associare
all'azione del governo i numeri del successo della lotta
all'evasione forniti dall' Agenzia delle entrate. Quei 31
miliardi di euro sono frutto di un lavoro che viene da lontano e
che è stato ottenuto grazie a numerosi interventi e
provvedimenti che hanno potenziato l'uso di strumenti digitali
di controllo. Interventi fortemente avversati dalla maggioranza
e in particolar modo dall'attuale presidente Meloni". Lo afferma
in una nota il capogruppo Pd in Commissione Finanze della
Camera, Virginio Merola.
"Solo lo scorso maggio - ricorda il parlamentare - Meloni, da
Catania, equiparava 'la lotta all'evasione a un pizzo di Stato';
quest'estate, Salvini diceva che con questo Governo 'c'è
finalmente la pace fiscale' e che 'milioni di italiani non
saranno più ostaggio dell'agenzia dell'entrate'; e lo scorso
dicembre, Fdi equiparava l'Agenzia dell'entrate all'inquisizione
medievale".
"I 31 miliardi recuperati dall'Agenzia dell'entrate nel 2023
- prosegue Merola - sono frutto di una azione prolungata di
potenziamento e soprattutto digitalizzazione delle misure di
contrasto all'evasione fiscale. Tra queste: l'unione delle
banche dati digitali, definito dalla Meloni il 'grande fratello
digitale', l'obbligo di fatturazione elettronica che ha
dimezzato l'evasione Iva e che veniva definito dalla Meloni 'una
follia' o l'obbligo di trasmissione dei corrispettivi telematici
a fine giornata che ha ridotto fortemente il fenomeno del
cosiddetto 'preconto' e che è stato anche questo fortemente
osteggiato dall'attuale maggioranza". "FdI al governo - conclude
- è in confusione e cerca di nascondere il proprio passato".
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