"Di fronte a 700mila lettere di fatto
minatorie, con cui a brevissimo tempo dalla scadenza del 12
dicembre si prova a imporre alle partite Iva di aderire al
fallimentare concordato preventivo, dal ministero dell'economia
arrivano giustificazioni patetiche. Dispiace ascoltare il
viceministro Leo quando afferma che queste lettere sarebbero un
esempio di 'Fisco amico', che cambierebbe il paradigma
dell'accertamento agendo ex ante e non ex post. Ma stiamo
scherzando? Queste lettere sono la traduzione pratica della
denuncia che il M5S sta facendo da mesi. Il concordato è un
mostro bifronte: da un lato un osceno condono, dall'altro
un'estorsione di Stato per costringere imprese e professionisti
all'adesione dietro la minaccia di maggiori accertamenti. Queste
700mila lettere, peraltro definite 'intimidatorie' anche dalle
associazioni dei commercialisti che stanno seguendo i
contribuenti in questo percorso, confermano la nostra denuncia.
Leo non si inventi surreali spiegazioni, accetti la dura realtà:
il concordato è un fallimento, non interessa a nessuno, ha un
tasso di adesione misero e ha prodotto un gettito così irrisorio
da non consentire alcun taglio all'Irpef sul ceto medio,
ennesima promessa tradita dal Governo Meloni". Lo comunica in
una nota il senatore Mario Turco, vicepresidente del M5S e
coordinatore del Comitato pentastellato economia, lavoro,
imprese.
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