Per quanto riguarda il confronto con
l'Europa, l'analisi evidenzia anche come il gap di genere nel
tasso di occupazione sia quasi il doppio della media Ue: 17,4
punti contro 9,1 punti. A questo si aggiungono le marcate
disparità territoriali: mentre tutte le regioni del Nord e del
Centro, tranne il Lazio, hanno raggiunto l'obiettivo del 60%
previsto dalla Strategia di Lisbona 2010, nessuna regione
meridionale ha raggiunto il target europeo.
Tra il 2008 e il 2023, spiega il rapporto, è inoltre calata
di oltre 6 punti la quota di coppie in cui solo l'uomo lavora
(dal 33,5 al 25,2%). Nel confronto europeo l'Italia si colloca
al terzo posto (dopo Grecia e Romania) per diffusione del
modello monoreddito maschile e comunque lontana dalla media Ue
del 16,1%. Risultano invece in aumento le coppie paritarie, in
cui entrambi i partner lavorano e hanno redditi da lavoro di
livello simile (dal 27,8 al 29,8%).
Vivere in una coppia in cui i partner contribuiscono in egual
modo al proprio reddito migliora il benessere soggettivo: il 63%
dei partner di coppie paritarie si dice molto soddisfatto della
vita, a fronte di circa il 40% dei partner di coppie monoreddito
maschile.
Inoltre, il 69,3% delle donne che vivono da sole ha un
impiego, percentuale che scende al 62,9% tra le madri sole e al
57,2% tra le madri in coppia. Viceversa, tra gli uomini il tasso
di occupazione per i single è di circa il 77% e arriva all'86,3%
per i padri in coppia. Tra i 25 e i 34 anni meno della metà
delle madri risulta occupata.
Le donne disoccupate sono poco meno di un milione e quelle
'di lunga durata', cioè in cerca di lavoro da un anno o più,
corrispondono al 54,3%. Le inattive sono oltre 7,8 milioni e per
un terzo a causa di motivazioni familiari. Quasi 600mila donne
non cerca lavoro perché scoraggiata.
Grazie al maggiore investimento in formazione, inoltre -
rileva lo studio - le donne in Italia sono mediamente più
istruite degli uomini: il 68% delle 25-64enni ha almeno un
diploma o una qualifica, contro il 62,9% degli uomini; il 24,9%
è in possesso di un titolo terziario, contro il 18,3% degli
uomini. Ma questo non si traduce in un vantaggio lavorativo e
permane una marcata segregazione orizzontale: circa la metà
dell'occupazione femminile risulta concentrata in sole 21
professioni, mentre per gli uomini questo valore raggiunge ben
53.
Anche la segregazione verticale (il cosiddetto 'tetto di
cristallo') continua ad essere una realtà, evidenzia l'analisi:
in Italia le parlamentari donna sono il 33,6%; la quota di donne
elette nei consigli regionali si ferma al 24,5%; solo il 28,8%
delle imprese è a conduzione femminile. La quota di
imprenditrici è comunque in crescita, soprattutto tra le under
35 (+2,3 punti).
La principale causa di livelli retributivi individuali
insufficienti, rileva lo studio, è la diffusione di contratti
non standard nella componente femminile del mercato del lavoro:
nonostante dal 2015 al 2022 il monte retributivo annuo delle
donne occupate sia cresciuto in termini reali del 5% (contro il
3,2% degli uomini), il differenziale di genere tra le
retribuzioni medie è pari a 6 mila euro su base annua a
vantaggio dei dipendenti maschi.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA