(di Stefania De Francesco)
"C'è bisogno che questo Pnrr ci aiuti
a mettere in sicurezza tutte le infrastrutture del Paese perché
sono state programmate per resistere a un tipo di eventi meteo
estremi che non sono quelli del clima attuale ma su una
statistica che è ferma da 20-30 anni". L'allerta arriva da Paola
Mercogliano, responsabile della divisione Remhi (modelli
regionali e impatti geo-idrologici) della Fondazione Cmcc
(Centro euro mediterraneo sui cambiamenti climatici) che - in
una conversazione con l'ANSA - spiega come "gli standard con cui
si costruiscono le infrastrutture prevedono che debbano
resistere a certi eventi intensi", come piogge insistenti,
siccità, incendi.
Quando le temperature sono così alte, osserva la scienziata,
"vanno ad esempio in crisi i giunti autostradali", la malattia
"leishmaniosi aumenta" dice Mercogliano rilevando che oggi "la
domanda non è più come cambia la temperatura o la precipitazione
ma piuttosto 'stiamo capendo tutti gli impatti?' Quindi ci vuole
un lavoro congiunto della scienza con tecnici, ingegneri,
architetti, antropologi. Quello dei cambiamenti climatici non è
più solo un affare di 1-1,5 gradi".
La siccità "è un trend - aggiunge - dura periodi prolungati
associati a piogge molto intense, e quest'acqua non si deve
perdere, deve essere conservata proprio per gestire la siccità".
Gli eurocodici, che sono standard europei di riferimento per
la costruzione delle infrastrutture, "possono valere ancora in
alcune zone perché il cambiamento climatico non colpisce nello
stesso modo dappertutto, ma andrebbero aggiornati perché oggi
costruiamo le infrastrutture utilizzando una statistica di
eventi estremi ferma da 20-30 anni. Se utilizziamo le nuove
soglie cambia tutto il modo di fare manutenzione ordinaria e
straordinaria". Per fare un esempio, "in un aeroporto si pone un
problema di atterrare su una pista a 50 gradi di temperatura, e
domandarci se quell'asfalto è stato fatto per resistere a questo
calore". E' un discorso che vale per tutte le infrastrutture
costruite decine di anni fa, ponti, linee ferroviarie,
autostradali, acquedotti. Oggi si deve costruire in modo che
l'opera "sia resiliente per il clima dei prossimi 30 anni".
Nel Mediterraneo nei prossimi 10 anni si dovrà gestire
un'emergenza dovuta all'aumento di temperatura, aggiunge la
scienziata avvertendo che "c'è bisogno di un ufficio tecnico che
ci chiami. Biogna fare delle valutazioni se c'è una urgenza, una
criticità tipo la corrosione". Nel Mediterraneo, ricorda
Mercogliano, "ci sono i 'medicanes', simili agli uragani che da
diversi anni sono più frequenti e ci aspettiamo che in futuro a
causa del riscaldamento della temperatura del mare possano
aumentare".
Si deve guardare al futuro "solo per decidere le soluzioni,
non per avere la percezione del cambiamento climatico che
abbiamo già - rileva - Bisogna pianificare" gli interventi (ad
esempio aree verdi nelle zone più calde di una città) "e
coinvolgere i cittadini, non dimenticare il lato sociale e
culturale della pianificazione".
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