La Germania potrebbe essere indipendente dal carbone russo già entro il prossimo autunno, e avvicinarsi a una condizione di autonomia dal petrolio entro la fine dell'anno. Il governo prevede però di non poter fare a meno del gas di Mosca per i prossimi due anni, fino all'estate del 2024. Le stime sono del vicecancelliere verde Robert Habeck, che a Berlino ha presentato un rapporto sui progressi sulla sicurezza energetica raggiunti nelle ultime settimane. Si lavora notte e giorno, per trovare delle alternative, aveva già detto più volte nei giorni scorsi - alle spalle ci sono una missione in Norvegia, una ben più controversa (e che ha fatto un certo scalpore) dall'emiro del Qatar, un accordo con Israele e un'intesa col Canada -, ma "per un embargo energetico dalla Russia sarebbe ancora troppo presto e le conseguenze sociali sarebbero tuttora pesanti", ha anche affermato. La buona notizia di oggi sono i primi risultati raggiunti: "La dipendenza tedesca dall'energia russa diminuisce molto velocemente. Sul fronte del carbone siamo passati in poche settimane da una dipendenza del 50% al 25%, sul petrolio dal 35% al 25%, e sul gas dal 55% al 40%. Solo tappe intermedie", ha spiegato il ministro dell'Economia e del Clima, che non ha potuto ancora dare garanzie per la copertura del prossimo inverno. Per svincolare la Germania dalle relazioni energetiche con il paese di Putin sarà necessario spingere sul risparmio, sull'ampliamento della produzione delle rinnovabili, e sull'approvvigionamento da altri Paesi. Habeck ha anche annunciato che il gas naturale liquefatto sarà trasportato da tre navi. I dati sull'emergenza energetica arrivano in un contesto di sensibile tensione, fra il mondo dell'industria che mette in guardia da passi troppo avventati, e gli indici economici, che già riflettono tutta l'incertezza della situazione. L'ifo, che misura la fiducia delle imprese in Germania, è crollato di 8 punti a marzo proprio a causa della guerra in Ucraina, segnando un calo a 90.5 punti dai 98.5 del mese precedente. "Il sentimento dell'industria tedesca è collassato e le imprese si aspettano tempi difficili", il commento del numero uno dell'istituto, Clemens Fuest, che in un'intervista all'Handelsblatt ha poi sostanzialmente approvato la politica del vice di Scholz. Le misure contro il caro-prezzi lanciate dal ministro delle finanze, che prevedono una spesa di 17 miliardi, sarebbero invece ancora troppo generiche e poco centrate sugli obiettivi.
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