Da oggi gli Stati Uniti hanno una Second Lady Millennial. Usha Vance, 39 anni compiuti il 6 gennaio, è la più giovane moglie di un numero due degli Usa dopo Jane Hadley Barkley che, battendola di un soffio, ne aveva 38 quando sposò il già vice di Harry Truman il 18 novembre 1949.
Usha, che oggi si insedia nella vasta residenza del Naval Observatory su Massachusetts Avenue, ha chiesto al Secret Service di approntarla "a prova di bambini": dopo Tipper Gore, che ne aveva quattro, è la prima Second Lady che porta una famiglia giovane nell'edificio vittoriano che ospita anche un centro di eccellenza per la navigazione astronomica. JD Vance e Usha hanno tre figli piccoli: i maschietti Ewan e Vivek di sette e quattro anni e una bambina, Mirabel, che ne ha appena compiuti tre. Figlia di immigrati dall'Andhra Pradesh - lui un ingegnere meccanico e lei una microbiologa - Usha è cresciuta a San Diego.
Nel 2010, poco dopo l'ingresso a Yale, ha conosciuto Vance a un seminario sul "declino sociale nell'America Bianca": un'esperienza che a JD ispirò il memoir del 2016 Hillbilly Elegy - Elegia Americana sulla sua infanzia disfunzionale nella Rust Belt, un bestseller poi trasformato nel 2020 dal regista Ron Howard in un film candidato agli Oscar.
Usha (Alba in sanscrito) e JD si sono sposati nel 2014 con una cerimonia interconfessionale. Lei continua a praticare la fede indù dei genitori (è la prima Second Lady di origine indiana, la prima di religione induista) ma dal 2019, quando Vance si è convertito al cattolicesimo, ogni domenica accompagna il marito alla messa. Meno chiare le sue opinioni politiche: fino a un decennio fa era iscritta nelle liste degli elettori democratici, mentre di sicuro promettente era, fino all'estate scorsa, il suo futuro professionale: in agosto, quando Vance ha accettato la candidatura, si è dimessa dallo studio legale di San Francisco Munger Tolles & Olson la cui reputazione è di essere "radicalmente progressista". In precedenza aveva lavorato con l'allora magistrato di appello Brett Kavanaugh, ora giudice della Corte Suprema, e poi per il capo della stessa Corte John Roberts, entrambi pilastri della maggioranza conservatrice del massimo organo giudiziario degli Usa.
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