(di Francesco Betrò)
L'alta moda incontra la sostenibilità
nello storico lanificio Bottoli, dove una piccola parte della
produzione dei tessuti pregiati, come il cashmere, viene tinta
utilizzando gli scarti dei fondi del caffè. L'aroma non si può
ancora sentire, ma Ettore Bottoli, direttore commerciale
dell'azienda e figlio del presidente Roberto, assicura che ci
stanno lavorando "anche se siamo ancora alle fasi preliminari".
In attesa di raggiungere questo step, sciarpe, giacche e
coperte assumono già il colore tipico della bevanda più amata
dagli italiani grazie a un lungo e costoso processo. "Abbiamo
provato a tingere il cotone e il lino, ma niente" spiega Ettore,
che però non si è arreso e ha continuato a credere nell'idea di
suo padre, fino a che "il colore ha attecchito sulla lana e sul
cashmere".
Il tintore "un po' mi odia" scherza il direttore commerciale,
perché la lavorazione è laboriosa, "ma dopo vari tentativi siamo
riusciti anche a industrializzare il prodotto". Che è diventato
un'eccellenza richiesta dai più importanti marchi di moda
mondiali. Non solo in Italia, dove producono per Etro, ma anche
in Giappone, Paese nel quale Bottoli è venuto a presentare il
suo prodotto al Padiglione Italia di Expo 2025 Osaka. "Junya
Watanabe, il più famoso stilista giapponese, è venuto di persona
nei nostri impianti di Serravalle" racconta.
Watanabe è rimasto sorpreso dai tessuti fantasia dell'azienda
attiva dal 1861, "non credeva che un lanificio potesse fare
tessuti così colorati". Si è dovuto ricredere, fino a dedicare
una sfilata proprio al padre di Ettore, Roberto. La
collaborazione con Watanabe va avanti da due anni, ma in
Giappone Bottoli è presente da più di due decenni e collabora
con marchi come United Arrows, Beams, Aramis, Ishida, Takaoka,
Takisada, Sanyo Shokai e altri.
Una rete in espansione nel mercato asiatico, dove a farla da
padrone restano ancora Cina e Corea. Ma Bottoli è riuscito a
diversificare i suoi partner, arrivando ad averne oltre 180,
così da non essere dipendente da nessuno.
Qualità e sostenibilità sono la cifra del lanificio Bottoli.
Un'azienda a ciclo completo, dalla lana al tessuto finale: "Come
una fabbrica di cioccolato" sorride il direttore commerciale.
Questo meccanismo garantisce il controllo in ogni fase del
lavoro di una produzione che è praticamente a chilometro zero.
Lo stesso avviene per i prodotti fatti coi fondi del caffè, che
arrivano direttamente dalla torrefazione locale Dersut.
E questo tessuto colorato con il caffè non è l'unico a essere
sostenibile. L'attenzione al green viene da lontano: "Negli anni
Duemila abbiamo utilizzato la lana priva di tinture nel solo
colore del vello della pecora", solo in lana italiana. Un
procedimento, racconta Bottoli, immaginato da suo padre e in cui
nessuno oltre a lui credeva. "Adesso i tessuti naturali, quindi
privi di tinture, sono il 65 per cento del loro business. Una
scommessa vinta".
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