"La riconciliazione con il popolo ucraino è inevitabile, ma è solo questione di tempo", ha affermato il presidente russo Vladimir Putin in una intervista per il documentario 'Russia. Cremlino. Putin. Venticinque anni'. "Credo che sia inevitabile. Nonostante tutta la tragedia che stiamo vivendo ora. È solo questione di tempo", ha dichiarato Putin rispondendo alla domanda se sia possibile "una riconciliazione con la parte ucraina del popolo russo in futuro". "La Russia - ha aggiunto - non ha avviato prima un'operazione speciale in Ucraina perché crede negli accordi di Minsk e vuole risolvere pacificamente il problema del Donbass".
"Abbiamo abbastanza forza e risorse per portare a una conclusione logica quanto iniziato nel 2022, con il risultato di cui la Russia ha bisogno", anche senza ricorrere ad armi nucleari in Ucraina, afferma il presidente russo Vladimir Putin nel documentario intervista. Prodotto dalla tv Rossiya1, il documentario sarà presentato stasera ma il giornalista Pavel Zarubin che ha intervistato il presidente ne ha condiviso alcuni stralci sul suo canale Telegram, ripresi dai media russi.
Putin ha affermato che l'avvio dell'operazione in Ucraina non era previsto. "Non ci siamo preparati in modo particolare. Abbiamo cercato sinceramente di risolvere pacificamente il problema del Donbass. Ma si è scoperto che l'altra parte la pensava e agiva diversamente. Vedete, chiunque può essere ingannato. Ma volevo crederci. Perché la Russia si trovava in quello stato. Non potevamo fare a meno di crederci". "Nel 2014 - ha proseguito - la Russia è stata costretta a prendere la decisione di sostenere la popolazione della Crimea e di Sebastopoli. Perché in caso contrario li avremmo lasciati fare a pezzi", ha sottolineato il leader russo. Ha poi sottolineato che "nel 2014 la Russia ha fatto la cosa giusta". "Ovviamente, davo per scontato che ci sarebbero state delle serie difficoltà. E così è stato, nel 2014 sono state introdotte immediatamente le sanzioni. E penso che abbiamo fatto la cosa giusta quando abbiamo fatto quello che abbiamo fatto". Tuttavia, lanciare un'"operazione speciale" nel 2014 non era realistico. "Il Paese - ha detto - non era pronto per un conflitto frontale con l'intero Occidente".
"I russi chiedono una tregua per il 9 maggio, mentre attaccano l'Ucraina ogni giorno: questo è cinismo di altissimo livello": lo scrive su X il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky dopo il raid notturno su Kiev. "Solo questa settimana la Russia ha utilizzato contro l'Ucraina più di 1.180 droni da attacco, 1.360 bombe aeree guidate e 10 missili di vario tipo", ha aggiunto. Per Zelensky, "è necessario un vero cessate il fuoco. L'Ucraina è pronta alla tregua a ogni momento, ma non deve durare meno di un mese, per porre fine alla guerra" e "che sia non solo per i loro giorni festivi ma ogni giorno".
Zelensky ha aggiunto: "Per tutta la notte, i soccorritori a Kiev hanno spento incendi di case e auto dopo gli attacchi dei droni russi contro le zone residenziali. Purtroppo, ci sono bambini e adulti colpiti. A tutti è stata fornita l'assistenza necessaria. C'è stato un incendio a Cherkasy: un dormitorio normale stava bruciando".
Diverse esplosioni sono state udite a Kiev a causa di un attacco aereo russo con droni. Il sindaco della capitale Vitali Klitschko nel suo canale Telegram informa che al momento si conta una vittima e due bambini sono rimasti feriti. In fiamme i piani superiori di un grattacielo nel distretto di Svyatoshinsky della capitale. Sui social è stato diffuso un video che ritrae un camion dei vigili del fuoco intenti a domare il rogo verificatosi nel territorio del centro commerciale Dream Town, nel quartiere di Obolonsky.
Il presidente cinese Xi Jinping si recherà in visita ufficiale in Russia dal 7 al 10 maggio. Lo fa sapere il Cremlino, confermando la sua partecipazione alle celebrazioni del 9 maggio dell'80/o anniversario della vittoria sovietica sulla Germania nazista nella Seconda guerra mondiale.
Nessuno è immune alla guerra se si trova a Mosca, nemmeno i leader mondiali invitati alla parata del Giorno della Vittoria del 9 maggio. Perché l'Ucraina "non può garantire la sicurezza" degli ospiti di Vladimir Putin per gli 80 anni della vittoria sovietica nella Seconda Guerra Mondiale: le parole sono di Volodymyr Zelensky e aprono l'ennesimo fronte di scontro con il Cremlino.
Perché se da una parte Kiev respinge la proposta russa di tregua di tre giorni, segnalando il pericolo di episodi 'false flag' russi agli eventi della prossima settimana per poter incolpare gli ucraini, dall'altra i russi accusano il leader ucraino di una "minaccia diretta" alla parata. Promettendo, "nel caso di una vera provocazione nel Giorno della Vittoria, che nessuno può garantire che il 10 maggio arriverà a Kiev", ha tuonato il superfalco di Putin, Dmitry Medvedev.
Quest'anno si prevede che i leader di circa 20 Paesi saranno ospiti di Putin per le celebrazioni del 9 maggio, tra cui il presidente cinese Xi Jinping, quello brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, oltre a quelli dei tradizionali alleati di Mosca, come il Kazakistan, la Bielorussia, Cuba e il Venezuela. Per il presidente ucraino la questione "è molto semplice: non possiamo assumerci la responsabilità di ciò che sta accadendo sul territorio della Federazione Russa", perché in quel caso "sono loro a garantire la vostra sicurezza". E "non si sa cosa Mosca intenda fare in quella data. Potrebbe prendere varie misure come incendi o esplosioni, per poi accusare noi", ha detto il leader ucraino che è tornato a respingere la proposta di cessate il fuoco di 72 ore, rilanciando quella di 30 giorni di tregua promossa dagli Usa. L'Ucraina infatti "non intende giocare, creando un'atmosfera piacevole per permettere a Putin di uscire dall'isolamento il 9 maggio".
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