(di Patrizia Antonini)
L'Ispi ha partecipato al
T20 di Rio de Janeiro con l'esperienza di chi ha già organizzato
la manifestazione, durante il G20 a guida italiana, e ha
introdotto l'elemento della Conferenza intermedia: proprio
quella che si è appena conclusa nella città carioca, con la
partecipazione di 121 think tank. A parlare dell'iniziativa e
delle prospettive del G20 a guida brasiliana, in una
conversazione con l'ANSA, è il presidente del comitato
scientifico dell'Ispi, Paolo Magri.
La premessa dell'esperto è una fotografia del contesto
globale con una governance in crisi, e il G20, che ne è un
pilastro, costretto in un perimetro di inevitabile difficoltà.
"Occorre essere molto realisti - osserva Magri -. Sono passati i
tempi in cui il G20 prendeva in mano il destino del mondo,
quantomeno su temi economici. Ora fra alcuni dei Paesi del
gruppo esiste un dialogo molto faticoso, per usare un
eufemismo". E se c'è in questo momento "un rischio per l'intero
G20 di essere più parola che sostanza, questo rischio è ancora
più forte per chi, come i think tank, si occupa delle idee".
Del T20 brasiliano, organizzato dal Cebri, il chairman
dell'Ispi sottolinea il "pregio" di aver ristretto il ventaglio
delle priorità. "Invece di perdersi in migliaia di proposte, i
brasiliani hanno concentrato l'obiettivo su tre temi. La
riduzione della povertà, il cambiamento climatico, e la riforma
della governance globale. Questo è un lavoro prezioso", afferma.
In particolare, secondo Magri "è significativo il tema della
lotta alla povertà su cui da Lula in poi, il Brasile è un
laboratorio credibile". E giudica "positiva" anche l'iniziativa
"sulla transizione energetica, perché il Brasile che nel 2025
organizza la Cop30, può dare continuità a questo lavoro". "Un
po' complessa, e destinata ad ottenere meno risultati" appare
invece la questione "della riforma della governance globale.
Perché se c'è dissidio, o addirittura guerra tra alcuni i Paesi
del G20, è difficile ci si possa mettere d'accordo per
riscrivere le regole".
E' importante che l'Italia, che guida il G7, "guardi con
attenzione a questa presidenza ma soprattutto al Brasile -
continua Magri - perché in questo mondo variegato del cosiddetto
'Sud globale' , questo Stato rappresenta una componente
dialogante e pragmatica più di Cina, India o Arabia Saudita,
anche per motivi storico-culturali, dovuti alla presenza di
comunità europee, come quella italiana".
E a pochi giorni dall'arrivo del presidente della repubblica
Sergio Mattarella nel Paese sudamericano, dove ricorrono i 150
anni di immigrazione italiana, Magri sottolinea come il Brasile
possa essere - più di altri paesi - una cerniera tra il sud e il
nord del mondo, sicuramente "più delle precedenti (Arabia
Saudita, Indonesia, India) e delle prossime (Sudafrica)
presidenze del G20.
Il presidente Luiz Inacio Lula da Silva, "artefice dell'unica
vera politica estera di questo Stato negli ultimi decenni" -
conclude l'esperto - "è ancora un leader credibile sui temi del
G20 ed ha una forte proiezione internazionale, ad esempio sulla
questione della diseguaglianza. Ma è anche l'uomo dei Brics, e
quello della cooperazione con l'Africa: il primo ad aver
lanciato il programma Sud Sud. Sicuramente una figura che ha la
capacità di aggregare".
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