Il decreto cittadinanza
"deteriora i legami tra l'Italia e i discendenti in Argentina
perché limita lo ius sanguinis solo ai figli e nipoti,
restringendo le attuali possibilità della legge. E distrugge i
legami tra i discendenti anche all'interno delle famiglie. Nel
caso, ad esempio, di fratelli in cui uno ha ottenuto il
riconoscimento della cittadinanza e l'altro non l'ha potuto
ancora fare perchè non ha potuto presentarsi per vari motivi,
tra cui la mancanza di appuntamenti in Consolato". E' il
commento del presidente del Comites di Buenos Aires, Dario
Signorini sul dl, che dopo il via libera della commissione
Affari costituzionali del Senato, approda in Parlamento per
l'esame in prima lettura.
La comunità dei discendenti italiani, spiega Signorini, si
sente "tradita e delusa, soprattutto dopo il discorso della
premier Giorgia Meloni al Teatro Coliseo di Buenos Aires in
occasione della sua visita in Argentina, dove rivendicava il
ruolo degli italiani all'estero, dicendo che eravamo autentici
ambasciatori d'Italia. In quell'occasione aveva affermato di
voler rimediare" al periodo in cui eravamo stati trascurati "dai
precedenti governi". Ma quelle parole "non si riflettono nel
decreto cittadinanza, che pone paletti, "problemi di
costituzionalità, e non rispetta i diritti acquisiti e
l'uguaglianza davanti alla legge".
Il presidente del Comites auspica che il "Parlamento rifletta
e modifichi attraverso emendamenti il dl attenuandolo nella
redazione di una legge più giusta, inclusiva, e che contempli
l'integrità e l'unione delle famiglie".
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