Nelle Isole Salomone, nel Pacifico, si piange la morte di Eroni Kumana, uno dei due isolani che salvarono la vita al futuro presidente degli Stati Uniti John F Kennedy, durante la Seconda Guerra Mondiale. Kumana è morto in casa sua sabato scorso a 93 anni, ha detto ai media il suo amico americano Danny, che curiosamente di chiama Kennedy di cognome e che dagli anni '80 gestisce un negozio per sub a Gizo, vicino a dove il futuro presidente e i suoi uomini furono tratti in salvo.
Kumana "è rimasto di buonumore fino alla fine. Fino a poche settimane fa era ancora molto agile, rideva, era sempre molto vivace", ha detto Kennedy, che lo metteva in contatto con turisti americani e giornalisti che volevano incontrarlo. "Era uno di quelli che quando li vedi ti fanno sentire bene... Aveva un'incredibile quantità di energia e di presenza".
Il primo agosto 1943 Kumana e il suo amico Biuku Gasa (morto nel 2005) navigavano nelle acque delle Salomone vicino a Gizo, quando si imbatterono nel tenente John F Kennedy e in altri marinai Usa, che avevano raggiunto a nuoto l'isola di Osalana dopo la collisione fra la loro imbarcazione e un battello giapponese.
Kennedy incise un messaggio nel guscio di una noce di cocco e i due isolani, a loro grande rischio, attraversarono a remi le acque pattugliate dai Giapponesi per consegnare il messaggio alla vicina base alleata. Kennedy e i suoi uomini furono così salvati. I due isolani furono invitati all'inaugurazione del mandato di John F Kennedy nel 1961, ma un funzionario coloniale britannico decise che il loro inglese non era sufficientemente buono e impedì loro di lasciare la capitale dell'allora colonia britannica, Honiara. "Lo stesso presidente descrive nei suoi diari di essersi profondamente addolorato nel sapere che i due che avevano aiutato a salvarlo nelle Isole Salomone non erano lì", ha detto Danny Kennedy. La fama di Eroni rimane viva nell'isola e vi sarà un grande funerale, ha aggiunto. "Tante cose si perdono nel tempo, ma qui ogni volta che vi è stato un grande evento pubblico Eroni era invitato e celebrato. Era molto orgoglioso del suo ruolo nel salvataggio di JFK e apprezzava il fatto di essere celebrato".
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