Fare leva sulle sanzioni che l'Ue ha imposto alla Russia per ottenere un posto nei negoziati sull'Ucraina. È una delle strategie che secondo il governo italiano bisogna far valere con Donald Trump per ammorbidire l'approccio della sua amministrazione che al momento ha impostato le trattative senza un coinvolgimento diretto di Bruxelles. Il tema potrebbe essere messo sul tavolo da Giorgia Meloni a Parigi, dove è attesa per il summit informale convocato dall'Eliseo.
Ci sarebbe stata qualche valutazione a Palazzo Chigi sull'invito di Emmanuel Macron. Una domenica di riflessioni, strategiche e politiche, e non a caso gli appuntamenti del lunedì nell'agenda della presidente del Consiglio sono rimasti a lungo congelati, in attesa dell'ufficializzazione della partecipazione al vertice. Ma intanto slitta a mercoledì il Consiglio dei ministri che era in programma alle 17, l'orario in cui si dovrebbero riunire a Parigi i capi di Stato e di governo di Francia, Germania, Regno Unito, Italia, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca, nonché il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il segretario della Nato Mark Rutte.
Nella capitale francese Meloni intende soprattutto "ascoltare" i partner. Gli affondi di Trump su Ucraina e dazi, e quelli del suo vice JD Vance sulla "libertà di parola in ritirata" nel Vecchio Continente hanno irritato buona parte delle cancellerie. Palazzo Chigi per ora ha scelto il silenzio.
Un silenzio in cui è risuonato l'allarme lanciato da Marina Berlusconi, sul rischio che il presidente americano possa ambire "a diventare il 'rottamatore' dell'Occidente". Una preoccupazione accompagnata dalla convinzione, da parte della figlia di Silvio Berlusconi, che "se l'Europa verrà tagliata fuori dalla soluzione che sembra si stia profilando dovrà anche fare una seria autocritica".
Quella di Meloni appare una prudenza legata alla volontà di affermarsi come ponte con Washington. Un obiettivo che sarà messo alla prova anche dalla postura degli alleati europei, in primis Francia e Germania. Meloni con i suoi si dice pronta al confronto. Un antipasto è stata la Conferenza sulla sicurezza di Monaco, dove il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha avuto modo di interloquire con i suoi omologhi. Difficile, alla vigilia, prevedere le probabilità di uscire dal summit di Parigi con una posizione europea unitaria. Una carta da giocare può essere quella delle sanzioni, che in un eventuale negoziato potrebbero essere rivalutate. Dall'inizio del conflitto, nel 2022, l'Ue ha varato quindici pacchetti contro Mosca, l'ultimo a metà dicembre: si va dal blocco dell'accesso a Swift per le banche al divieto di riesportazioni di gas naturale liquefatto, passando per il divieto di importare diamanti, gioielli, asfalto e gomma sintetica dalla Russia e il divieto per i partiti politici e ong di accettare finanziamenti da Mosca. L'altro banco di prova per l'Ue sono i dazi annunciati dalla Casa Bianca. Meloni nell'ultimo Consiglio europeo informale ha suggerito agli altri leader di evitare il "muro contro muro".
Anche in questo caso l'obiettivo di una strategia unitaria è ancora tutto da costruire. E nella Lega non manca chi, come Claudio Borghi, auspica fughe in avanti: "È proprio la posizione di amicizia con Trump, saggiamente coltivata negli anni dalla Lega, che potrebbe avvantaggiarci, ma occorre trattare in modo bilaterale, sacrificarci per l'Unione europea (ovvero per la Germania) non ha senso". Il Pd esorta Meloni a "riprendere per le orecchie il suo vicepremier Salvini". "Attenzione - avverte Elly Schlein -: se la strategia di Trump è quella di fare trattative bilaterali con ogni singolo Stato europeo magari chi può vantare un rapporto amicale o ideologico può finire per indebolire l'Europa".
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