La polemica sul Manifesto di Ventotene non ha steso un velo sulle tensioni nella maggioranza sul riarmo europeo. Anzi, ha forse aggiunto un elemento in più di frizione. E ha fornito un virtuale luogo di ritrovo per le opposizioni. A Bruxelles, la presidente del consiglio Giorgia Meloni ha ribadito le considerazioni fatte il giorno prima alla Camera, dove aveva detto di non riconoscersi in quell'Europa, e ha aggiunto un attacco alla "sinistra nostalgica e illiberale".
Tensioni e considerazioni che hanno suggerito al Pd un pellegrinaggio a Ventotene, sulla tomba di Altiero Spinelli. "Sento il dovere di rendere omaggio ai padri dell'Europa" ha scritto il deputato Pd, Roberto Morassut, lanciando la proposta. Appuntamento per sabato, hanno già aderito i Verdi. A Bruxelles, è stata la presidente dell'Eurocamera, Roberta Metsola, a difendere il Manifesto di Ventotene: "E' un pezzo di storia, vi sono le prime tracce dell'idea di un'Europa federale. L'Europa è stata costruita sulle spalle di molti giganti, compresi italiani".
Nel centrodestra, Fi non è parsa troppo entusiasta dell'uscita di Meloni. "Siamo leali al governo - ha detto il segretario azzurro e vicepremier Antonio Tajani - ma non rinunceremo a nulla di ciò che riguarda i nostri valori. Sull'Europa non si tratta".
Accenti molto diversi da quelli degli esponenti di Fdi, che se la sono presa anche con Roberto Benigni: "In prima serata su Rai Uno e in Eurovisione - ha detto il presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone - dipinge il Manifesto di Ventotene come un sogno e una favola. Ma è una boiata pazzesca". Fi, comunque, non è parsa intenzionata a fare muro contro il partito della premier: "Se fosse un governo anti-Ue non ne farei parte - ha spiegato Tajani - le posizioni di Meloni sono pro-Europa". Lo scontro, semmai, è con Matteo Salvini e riguarda il piano di riarmo. "Non sono d'accordo con Tajani sull'esercito europeo - ha detto chiaro e tondo il segretario della Lega - L'esercito europeo oggi, a guida franco-tedesca, cosa fa, va in guerra? Sono d'accordo sull'aiutare l'Europa a difendersi, ma oggi che garanzia avremmo?".
La polemica sul Manifesto di Ventotene ha visto le opposizioni schierate contro le parole di Meloni. Al Senato c'è stata la replica della baraonda di Montecitorio: a inizio seduta è intervenuta Raffaella Paita, di Iv: "Quello che è accaduto ieri è grave per la democrazia e per l'Europa - ha detto tra le urla e le proteste dei parlamentari della destra - estrapolare frasi da un manifesto scritto da eroi al confino penso che sia vergognoso". Gli attacchi a Meloni sono proseguiti con gli altri interventi, da Tino Magni (Avs) al capogruppo M5S Stefano Patuanelli. "Meloni - ha detto Dario Parrini, del Pd - ha schernito e oltraggiato la Camera, confermando la sua estraneità ai valori fondanti della Repubblica e della Costituzione".
Mentre, dai banchi della maggioranza, Claudio Borghi della Lega aizzava: "Il Manifesto di Ventotene è uno dei testi più orribilmente antidemocratici che siano mai stati scritti". La sintonia fra le opposizioni è dimostrata anche dalla scelta dei sindaci di Bologna e Firenze, Matteo Lepore e Sara Funaro, di spostare al 6 aprile la manifestazione di Bologna per l'Europa, in modo da evitare sovrapposizioni con quella del M5s contro il riarmo, in programma a Roma il 5 aprile. "Consideriamo le piazze luoghi per unire, mai per dividere", hanno spiegato i due sindaci.
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