Papa Prevost ha scelto il nome del pontefice della Rerum Novarum, Leone XIII, autore dell'enciclica che fondò la dottrina sociale della Chiesa. Prendere il nome di Leone XIV è già un'indicazione del Papa che vuol essere Robert Prevost: un progressista attento alla realtà del mondo, pronto ad adeguare la Chiesa alle sfide della modernità. Proprio come Leone XIII dal cui magistero presero le mosse i sindacati, le associazioni e i partiti cattolici.
Leone XIII, al secolo Vincenzo Gioacchino Pecci, pontefice dal 1878 al 1903, pensava che la Chiesa dovesse esercitare il suo magistero anche in campo sociale e politico. Lavorò per porre fine alla politica anticlericale di Bismarck in Germania, e per riavvicinare i cattolici alla Repubblica francese laicista. Stabilì contatti con Stati Uniti e Russia, roccaforti di protestantesimo e ortodossia, e migliorò i rapporti con Regno Unito e Spagna, mediando nella guerra ispano-americana del 1898. Precedenti significativi, per un Papa statunitense che ha lavorato a lungo in Sudamerica.
Ma è nel rapporto con la cultura moderna che Leone XIII lasciò il segno più profondo. Con l'enciclica "Immortale Dei" del 1885, negò il conflitto fra scienza e religione. Ma soprattutto, con l'enciclica "Rerum Novarum" del 1891, fondò in pratica la moderna dottrina sociale delle Chiesa. Il documento, rivoluzionario per il mondo cattolico dell'epoca, affrontava la questione dei diritti e dei doveri del capitale e del lavoro, e cercava una terza via cristiana, fra il liberalismo capitalista e il socialismo rivoluzionario. Contro lo sfruttamento capitalistico e la lotta di classe, Leone XIII sosteneva la necessità della collaborazione fra le classi. La svolta di Leone XIII viene proseguita dai pontefici successivi, con la "Quadragesimo Anno" di Pio XI del 1931, la "Mater et Magistra" di Giovanni XXIII del 1961, la "Populorum progressio" di Paolo VI del 1967, la "Centesimus Annus" di Giovanni Paolo II del 1991.
Quale sarà adesso la linea di Leone XIV? Il cardinal Prevost è considerato un progressista fedele a Bergoglio. E' stato missionario e poi vescovo in Perù, con una particolare attenzione ad emarginati e migranti, molto apprezzata da papa Francesco. Come prefetto del Dicastero per i vescovi, ha forgiato una generazione di religiosi aperti e innovatori, "bergogliani". La scelta del nome del Papa della Rerum Novarum, conferma questa immagine progressista del nuovo pontefice.
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