Il 'Liberation Day' di Trump lascia
la Borsa di Milano a picco per la terza seduta consecutiva con
perdite, poi rientrate a -5,18% in chiusura, fino a oltre il 7%.
E l'incertezza fa volare lo spread fin sopra 130, ai massimi di
novembre: gli investitori non colgono l'invito della politica a
evitare "allarmismo" e temono per la crescita dell'Italia,
particolarmente esposta all'export verso gli Usa, con il Def di
prossima pubblicazione che dovrà operare una revisione al
ribasso rispetto alle stime di settembre. E fare i conti con le
categorie economiche che chiedono aiuti.
Anche i mercati azionari del Vecchio
continente sono ancora in scivolata: la Borsa peggiore è stata
quella di Madrid, che ha chiuso con un ribasso del 5,1%, seguita
da Parigi e Amsterdam in
calo del 4,7%. Londra ha ceduto il 4,4% finale, mentre
Francoforte ha perso
il 4%. In tutto sono stati bruciati oltre 683 miliardi con un
rosso di 1.924 miliardi di euro dall'annuncio.
Bankitalia e Confindustria avevano già anticipato una
crescita di appena lo 0,6%, dimezzata rispetto all'1,2% del
Piano strutturale di bilancio. Una valutazione che non prende in
considerazione gli effetti di ritorsioni commerciali,
incertezze, risposta dell'Europa con un negoziato che è appena
agli inizi. C'è un osservato speciale che è lo yuan cinese, dove
una svalutazione da parte di Pechino come risposta ai dazi al
34% di Trump darebbe una sterzata drammatica alla guerra
commerciale. E c'è l'effetto 'impoverimento' per le famiglie con
Piazza Affari in caduta libera, zavorrata dal forte peso delle
banche arrivate a perdere il 12%.
L'ipotesi 'tecnica' per il Def in arrivo al Consiglio dei
ministri di mercoledì punta su una crescita sotto l'1%.
Numeri che impatterebbero sul debito, su cui c'è da
conteggiare anche il maggior costo dei Btp per il Mef: con lo
spread che ha chiuso a 125, i Btp al 3,86% pagano 40 centesimi
in più rispetto a sei mesi fa anche per l'effetto della 'svolta'
di Berlino sulla spesa militare. Non servirebbe una correzione
grazie alle nuove regole di bilancio, e qualche stimolo al Pil
troverebbe appoggi nel clima politico creato dalla deroga
tedesca al Patto di stabilità per la difesa. Emanuele Orsini,
presidente di Confindustria, chiede di attingere ai fondi
europei per la coesione e Transizione 5.0 per un nuovo piano di
incentivi agli investimenti.
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