Le proiezioni demografiche
indicano che, entro i prossimi 10 anni, la popolazione in età
lavorativa in Italia calerà di 2.908.000 unità (-7,8%). A inizio
del 2025 questa fascia demografica contava 37,3 milioni di
persone e la Cgia prevede che la platea nel 2035 scenderà a 34,4
milioni dovuto al progressivo invecchiamento della popolazione.
Il fenomeno colpirà tutte le aree del Paese con le imprese
destinate a subire dei contraccolpi molto preoccupanti anche per
le difficoltà nel reperire giovani lavoratori. Nemmeno il
ricorso alla manodopera straniera, per la Cgia, potrà risolvere
completamente la situazione. Di conseguenza ci potrà essere un
progressivo rallentamento del Pil e un aumento rilevante della
spesa previdenziale, sanitaria e assistenziale, con implicazioni
anche sui conti pubblici.
Il Mezzogiorno potrebbe incontrare meno problemi rispetto al
Centronord perchè ha tassi di disoccupazione e inattività
significativamente elevati, che potrebbero consentire di colmare
almeno parzialmente le lacune occupazionali previste specie nei
settori agroalimentare e turistico-ricettivo. Molte aziende, in
particolare quelle di piccole dimensioni, saranno costrette a
ridurre gli organici a causa dell' impossibilità di procedere ad
assunzioni, mentre le medie e grandi imprese la problematica
potrebbe risultare meno rilevante: grazie alla possibilità di
offrire salari superiori alla media, orari flessibili, benefit e
pacchetti significativi di welfare aziendale, i giovani
tenderanno a preferire le realtà più strutturate. La previsione
è del rischio di un calo del volume d'affari del mercato
immobiliare, dei trasporti, della moda e del settore ricettivo
mentre il settore bancario potrebbe essere tra i pochi a
beneficiare di alcuni effetti positivi. Secondo la Cgia le
contrazioni della popolazione in età lavorativa più importanti
riguarderanno il Mezzogiorno. Dei 3 milioni di persone in meno
che occuperanno la fascia anagrafica tra i 15 e i 64 anni, la
metà interesserà le regioni del Sud specie la Sardegna che
subirà un calo del 15,1% (-147.697 persone). Poi Basilicata
(-14,8%, -49.685), Puglia (-12,7%, -312.807), Calabria (-12,1%,
-139.450) e Molise (-11,9%, -21.323). Le regioni meno
interessate saranno: Trentino A.A. (-3,1%, -21.256) Lombardia
(-2,9%, -189.708) e, infine, l'Emilia R. (-2,8%, -79.007). A
livello provinciale, invece, il maggior calo si verificherà a
Nuoro (-17,9%). Poi Sud Sardegna (-17,7%), Caltanissetta
(-17,6%), Enna (-17,5%), e Potenza (-17,3%). In valore assoluto
la provincia che subirà la perdita più importante è Napoli
(-236.677 persone). Tra le province meno interessate: Bologna
con il -1,4%, Prato (-1,1%) e, Parma (-0,6%).
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