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Cinema: i bimbi lunari di The dark side of the sun

Cinema: i bimbi lunari di The dark side of the sun

ROMA, 16 giugno 2014, 18:31

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Una delle sfide produttive di "The dark side of the sun" è stata dover girare senza luci che emettessero raggi UV. Grazie alla collaborazione tra il direttore della fotografia Giancarlo Leggeri e Gianluca Bronzini della Società italiana Technolight, è stato possibile sviluppare dei sistemi luminosi a LED con zero emissioni di raggi UV. Il regista italiano Carlo Shalom Hintermann con grazia, intuito e grande sapienza ha saputo unire il documentario all'animazione per raccontare la vita dei bambini "lunari" che uscirà in sala il 19 giugno distribuito da Microcinema Distribuzione in 15 copie Roma e capoluoghi. Per pochi bambini, infatti, il sole è un nemico mortale. Una rara malattia, Xeroderma pigmentoso, li costringe a vivere isolati una realtà rovesciata, lontani dal mondo diurno dei loro coetanei. Questo non accade però a Camp Sundown, un campo estivo nello stato di New York creato dalla tenacia dei loro genitori, che raccoglie pazienti da tutto il mondo. Fondato dalla XP Society, associazione no-profit che fornisce sostegno alle famiglie, qui prende forma un universo colmo d'incanto. La vita di questa piccola comunità notturna si intreccia con i sogni dei bambini, che prendono forma nell'animazione, ideata da loro stessi e realizzata dall'artista e designer Lorenzo Ceccotti. Genitori e figli si riconoscono qui in un unico desiderio: vivere a pieno la propria vita, nonostante la malattia. Il film era stato presentato al Festival di Roma nel 2011 in inglese con sottotitoli in italiano, uscirà finalmente al cinema nella versione doppiata in lingua italiana grazie al lavoro di Rodolfo Bianchi, direttore del doppiaggio, e ai preziosi contributi di Pino Insegno e Leo Gullotta. Insegno ha regalato la voce a Dan Mahar il tenace fondatore, insieme a sua moglie, di Camp Sundown e al personaggio di Father Night, presente nella parte animata; mentre Gullotta ha prestato invece la voce sia ad un simpatico tasso che a Kevin, uno dei ragazzi di Camp Sundown. Insegno fa notare: "Io non amo lavorare se non mi innamoro di un progetto. In questo caso non sono uscito dalla stanza per tutto il doppiaggio del film e alla fine li ho ringraziati, perché mi hanno dato la possibilità di far parte di questa operazione che spero avrà una eco grandissima. Mi auguro che possa avere fortuna, che sia visto anche nelle scuole perché questo progetto è come se rifondasse il documentario. Essere testimonial può fare molto, se c'è costanza e quotidianità: io sono qui perché sono entusiasta di questo nuovo modo di comunicare la malattia, una maniera romantica e poetica".
   

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