Siti Internazionali
Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.
Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.
In evidenza
In evidenza
Condividi
++ Calcio: Inter in lutto, morto Luis Suarez ++ - RIPRODUZIONE RISERVATA
"Se non sapete cosa fare, date
palla a Suarez". L'indicazione di Helenio Herrera ai giocatori
dell'Inter era chiara: quando la palla scottava, doveva passare
dai piedi di Luisito. L'architetto della Grande Inter vincente
in Italia, in Europa e nel Mondo negli anni '60 è scomparso oggi
a 88 anni, beffardamente nel giorno del compleanno di uno dei
compagni che probabilmente più ha sfruttato le sue geometrie in
nerazzurro, ovverosia il brasiliano Jair che oggi compie 83
anni. Giocatore di testa prima ancora che di piede, Suarez nella
perfetta definizione dell'Inter è stato il "giocatore perfetto
che, attraverso il suo talento, ha ispirato generazioni". Perché
Luisito è stato uno dei primi registi moderni a centrocampo,
nonché uno dei più grandi di sempre nel ruolo che poi è stato di
big come Pirlo e Xavi, giusto per restare agli anni più recenti.
Non solo, divenne anche uno dei primi grandi colpi di
calciomercato. Classe 1935, Suarez esordì con il Deportivo La
Coruna, squadra della sua città, prima di passare nel 1954
Barcellona, dove, con Helenio Herrera in panchina, ha
conquistato due campionati spagnoli e una Coppa delle Fiere,
oltre al Pallone d'oro nel 1960. Ma la sua cessione fece
scalpore, perché nel 1961 passò all'Inter di Angelo Moratti che
spese 300 milioni di lire per assicurarsi le geometrie del
centrocampista. Per capire la portata, i blaugrana utilizzarono
i proventi per completare la costruzione dello stadio Camp Nou.
A Milano ritrovò Herrera, ma soprattutto divenne perno centrale
di una squadra passata alla storia con la filastrocca che inizia
con 'Sarti, Burgnich, Facchetti' e si conclude con 'Suarez e
Corso'. Ma Suarez era molto di più di un numero 10, come spiegò
lo stesso Herrera il giorno della presentazione: "Ha la velocità
di Bicicli, il palleggio di Corso, la forza di Lindskog, il
dribbling di Sivori, il tiro di Altafini". Un giocatore totale,
che trascinò l'Inter a conquistare tre campionati, due Coppe dei
Campioni e due Coppe Intercontinentali, prima di chiudere la
carriera da giocatore alla Sampdoria nel 1973. Appese le
scarpette al chiodo, provò a trasmettere la sua idea di calcio
anche da allenatore, guidando dalla panchina tra le altre
Cagliari, Spal, Como e la nazionale spagnola, oltre all'Inter in
tre diversi periodi: prima nel 1974/75 poi nel 1992 e infine per
alcuni mesi nel 1995. Entrando, poi, anche nella dirigenza
nerazzurra con l'arrivo di Massimo Moratti alla guida del club,
in una ideale continuità con il padre Angelo, con ruoli da
osservatore e dirigente: tra gli altri, firmò anche il colpo
Ronaldo. "Un talento unico e un grandissimo interista. Il numero
10 della Grande Inter che portò i nostri colori sul tetto
d'Italia, d'Europa, del Mondo", lo ha ricordato l'Inter in un
lungo omaggio sul suo sito ufficiale. "Salutare Luisito ci
lascia una malinconia profonda: la nostalgia del suo calcio
perfetto e inimitabile, che di fatto ha ispirato generazioni, si
unisce al ricordo di un calciatore unico e di un grande,
grandissimo interista", ha concluso il club nerazzurro, con
cordoglio arrivato anche tra le altre società da parte della
Sampdoria.
Condividi
Notizie ANSA Scegli l’informazione di ANSA.it
Abbonati per leggere senza limiti tutte le notizie di ANSA.it
Abbonati oraANSA Corporate
Se è una notizia,
è un’ANSA.
Raccogliamo, pubblichiamo e distribuiamo informazione giornalistica dal 1945 con sedi in Italia e nel mondo. Approfondisci i nostri servizi.
Resta connesso
Ultima ora