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Congedi parentali, dopo il boom un nuovo calo in Alto Adige

Congedi parentali, dopo il boom un nuovo calo in Alto Adige

Cresce invece il congedo facoltativo

BOLZANO, 17 marzo 2025, 10:36

Redazione ANSA

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In occasione della Festa del Papà, l'Istituto Promozione Lavoratori di Bolzano presenta i dati aggiornati sul congedo parentale dei padri nella regione Trentino-Alto Adige e sull'utilizzo dell'Assegno provinciale al nucleo familiare, un sostegno finanziario della Provincia di Bolzano volto a promuovere la paternità attiva. Dopo il boom post-Covid del congedo parentale obbligatorio per i padri, il numero di beneficiari nel 2023 è diminuito di 130 unità, ma ciò è legato anche al netto calo del numero delle nascite. Una tendenza positiva si osserva invece per il congedo parentale facoltativo e per le richieste di sostegno finanziario, in leggero aumento nel 2024 dopo il significativo calo dell'anno precedente.
    Dopo il record del 2022, con 5.001 padri che in Trentino-Alto Adige hanno usufruito del congedo di paternità obbligatorio, nel 2023 il dato è sceso di 130 unità (4.871).
    "Questo - spiega la ricercatrice Ipl Maria Elena Iarossi - è tuttavia uno sviluppo negativo solo a prima vista: poiché anche le nascite sono diminuite, e in misura ancora maggiore, abbiamo infatti in percentuale più padri che fanno uso del congedo di paternità obbligatorio". In particolare, mentre nel 2022 ha richiesto il congedo di paternità poco meno del 56% dei padri di neonati, nel 2023 la percentuale è risultata superiore con il 57%. Ciò può essere ricondotto anche al fatto che la misura, già introdotta in via sperimentale per gli anni 2013-2015, è divenuta strutturale nel 2022 grazie al nuovo decreto legge 105/2022.
    Nel 2023 è stato registrato un aumento anche del congedo parentale facoltativo: la percentuale di padri sul numero totale di genitori aventi diritto è significativamente aumentata dal 26% al 33%. D'altra parte, però, la durata media del congedo parentale per gli uomini è ulteriormente diminuita a 28,5 giorni, addirittura meno dei 30 giorni pagati al 100% dalla maggior parte dei contratti collettivi nazionali. "Questo è un segno che l'aspetto finanziario continua a influenzare in modo significativo la decisione" commenta Iarossi.
   

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