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Papa: Santa Sede pronta a fare tutto per fermare la guerra

Papa: Santa Sede pronta a fare tutto per fermare la guerra

L'appello, "prevalga il negoziato". E ringrazia i giornalisti

CITTÀ DEL VATICANO, 06 marzo 2022, 17:53

Redazione ANSA

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(di Fausto Gasparroni) "In Ucraina scorrono fiumi di sangue e di lacrime". E' l'immagine potente, destinata a imprimersi nelle menti e nei cuori, che papa Francesco usa oggi all'Angelus, in un ampio e drammatico appello in cui offre la disponibilità della Santa Sede come 'mediatrice' nel conflitto, inviando intanto due cardinali nel Paese per portare il suo aiuto e la sua vicinanza. E allo stesso tempo per la prima volta sconfessa apertamente la 'retorica' e la propaganda putiniane, per le quali è proibito persino usare la parola "guerra".
    "Non si tratta solo di un'operazione militare, ma di guerra - sottolinea significativamente il Pontefice -, che semina morte, distruzione e miseria. Le vittime sono sempre più numerose, così come le persone in fuga, specialmente mamme e bambini".
    "In quel Paese martoriato cresce drammaticamente di ora in ora la necessità di assistenza umanitaria", denuncia il Papa, che rivolge il suo "accorato appello perché si assicurino davvero i corridoi umanitari" - e la parola "davvero" evidenzia le mancate promesse finora sul rispetto della necessaria tregua -, "e sia garantito e facilitato l'accesso degli aiuti alle zone assediate, per offrire il vitale soccorso ai nostri fratelli e sorelle oppressi dalle bombe e dalla paura".
    Francesco ringrazia "tutti coloro che stanno accogliendo i profughi", e soprattutto implora "che cessino gli attacchi armati e prevalga il negoziato - e prevalga pure il buon senso -. E si torni a rispettare il diritto internazionale!". "La Santa Sede è disposta a fare di tutto, a mettersi al servizio per questa pace", proclama Bergoglio con la sua offerta a farsi 'facilitatore' di un'intesa tra le parti e la fine delle ostilità.
    Il Papa annuncia anche la partenza per l'Ucraina di due cardinali, "per servire il popolo, per aiutare": si tratta del cardinale polacco Konrad Krajewski, elemosiniere, "per portare gli aiuti ai più bisognosi", e del cardinale canadese di origine ceca Michael Czerny, prefetto 'ad interim' del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale. "Questa presenza dei due cardinali lì è la presenza non solo del Papa - spiega -, ma di tutto il popolo cristiano che vuole avvicinarsi e dire: 'La guerra è una pazzia! Fermatevi, per favore! Guardate questa crudeltà!'".
    Il Pontefice, applaudito dai fedeli di Piazza San Pietro, ringrazia infine "anche le giornaliste e i giornalisti che per garantire l'informazione mettono a rischio la propria vita.
    Grazie, fratelli e sorelle, per questo vostro servizio! Un servizio che ci permette di essere vicini al dramma di quella popolazione e ci permette di valutare la crudeltà di una guerra.
    Grazie, fratelli e sorelle".
    "Preghiamo insieme per l'Ucraina: qui davanti abbiamo le sue bandiere. Preghiamo insieme, come fratelli, la Madonna Regina dell'Ucraina", dice quindi rivolto ai fedeli, recitando un'Ave Maria.
    L'appello di oggi del Papa segna un evidente cambio di passo rispetto alle precedenti prese di posizione più 'equidistanti' - per le quali Francesco ha ricevuto anche critiche - e in cui mancava un'esplicita e chiara condanna verso l'aggressore russo.
    L'evoluzione della guerra giunta all'11/o giorno, le sofferenze della popolazione, le centinaia di migliaia di sfollati, tra cui tante donne e bambini, hanno spinto il Papa a puntare il dito senza equilibrismi contro la "pazzia" e la "crudeltà" del conflitto, contro le violazioni del "diritto internazionale", nonché contro le "fake news" e i "sotterfugi verbali" - così li chiama in un editoriale il direttore dei media vaticani Andrea Tornielli - usati "per mascherare la crudele realtà dei fatti".
    Un primo sentore si era avuto già ieri quando Bergoglio ha autorizzato l'ex nunzio apostolico a Kiev, monsignor Claudio Gugerotti, oggi suo 'ambasciatore' nel Regno Unito, a scendere in piazza in una manifestazione a Londra contro l'aggressione russa, arringando i presenti con un eloquente "oggi siamo tutti ucraini".
   

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