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L'incontro a San Pietro, capolavoro della diplomazia vaticana

L'incontro a San Pietro, capolavoro della diplomazia vaticana

Trump-Zelensky in basilica, regista discreto monsignor Sapienza

26 aprile 2025, 19:28

di Nina Fabrizio

ANSACheck
Funerale papa Francesco, le foto simbolo della giornata © ANSA/AFP

Funerale papa Francesco, le foto simbolo della giornata © ANSA/AFP

Un capolavoro di diplomazia, un risultato ordito pazientemente dall'attività incessante di chi sa costruire ponti e tessere mediazioni anche nelle situazioni limite. Anche in guerra. Quel faccia a faccia tra Trump e Zelensky oggi, nella maestosità delle navate della basilica di San Pietro, è frutto anche del pontificato di Francesco.

Regista discreto del vis a vis spontaneo, consumato non distante dallo stemma wojtyliano "Totus tuus", è stato un curiale compassato come monsignor Leonardo Sapienza che non appena ha intuito la volontà dei leader di sedersi faccia a faccia, ha approntato all'istante quelle due sedie poste l'una dinnanzi all'altra quasi come avviene nelle confessioni più intime. Spontaneo non significa però improvvisato. La tessitura diplomatica vaticana sta da tempo lavorando dietro al velo della missione umanitaria per creare proprio quelle condizioni che possano favorire il dialogo e fargli fare un balzo in avanti.

Un dialogo non con Mosca che ha di fatto disertato le esequie di Francesco, inviando una figura minore come la ministra della cultura. Ma almeno tra Washington e Kiev dopo che Zelensky aveva subìto un trattamento quasi brutale nello studio ovale della Casa bianca. Oggi i volti dei due presidenti erano molto più distesi, aperti a un colloquio franco.

Si erano incontrati nel passaggio delle delegazioni, anche con il presidente francese Emmanuell Macron che ha messo la mano sulla spalla di Zelensky e con il premier della Gran Bretagna, Keir Starmer. Gli alleati vincitori della Seconda guerra mondiale, senza la Russia, in un inedito 3+1 benedetto dalla cupola michelangiolesca. Macron e Starmer si sono però poco dopo allontanati intuendo anche loro che a parlarsi dovevano essere direttamente Trump e Zelensky. Francesco aveva irritato il presidente ucraino quando in una intervista aveva parlato del coraggio della "bandiera bianca".

E' nota l'intransigenza di Zelensky che andò via dal Vaticano quasi sbattendo la porta al termine del suo storico colloquio con Francesco in Vaticano l'11 ottobre del 2024. Da allora però, molte cose, se non tutto, è cambiato. E Zelensky ha continuato a mantenere un canale forte con il Vaticano. Su decisione di Francesco il suo segretario di stato il cardinale Piero Parolin è stato incaricato di supervisionare una speciale missione umanitaria in favore dell'Ucraina, portata avanti con colloqui diretti sia a Washington sia a Mosca, dall'inviato speciale, il cardinale Matteo Zuppi. Intercettato tra l'altro ieri, nella stessa basilica di San Pietro, a conversare con Macron. La diplomazia del Vaticano è riuscita a facilitare scambi di prigionieri, il ritorno in patria di diversi bambini ucraini deportati dai russi.

Non si contano poi le missioni con pacchi di viveri e altri generi di necessità dell'Elemosiniere, il cardinale polacco Konrad Krajewski. Tutte cose che hanno toccato il cuore degli ucraini e di Zelensky, oggi molto più a suo agio tra i marmi e gli stucchi imponenti del Bernini e dello stesso Michelangelo, che non tra gli arredi oro dello studio Ovale.

Trump da parte sua, è apparso allo stesso modo coinvolto dal clima di commozione generale, molto più ammorbidito di quanto non appare di consueto. Se gli orari non fossero stati così stretti, se la presenza in particolare di Trump non fosse stata così al contagocce, forse il Capo dei diplomatici, Parolin - ora però sospeso in virtù della Sede vacante -, avrebbe preferito intavolare colloqui più strutturati, dossier alla mano e consiglieri accanto. Ma quello che è avvenuto a latere del funerale di Bergoglio è stato davvero a buon diritto un miracolo nello stile del Papa argentino: Francesco ha sempre predicato la necessità di aprire porte e cuori chiusi. E da oggi, Trump e Zelensky sono indubbiamente più vicini.

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