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PressRelease - Responsabilità editoriale di SiciliaPress (ANCI)
Sala piena, quella dell’Hotel San Paolo Palace che ha ospitato l’Assemblea dei Comuni Siciliani. Obiettivo quello di portare al centro del dibattito nazionale la sempre più drammatica crisi finanziaria e strutturale degli enti locali. Hanno partecipato il presidente dell’ANCI Gaetano Manfredi, Andrea Messina, assessore regionale alle Autonomie locali anche in rappresentanza della presidenza regionale, Salvatore Pilato, presidente della Corte dei Conti – sezione Sicilia, Paolo Peluffo, presidente aggiunto Corte dei Conti – sezione Sicilia, Salvatore Bilardo del MEF, il segretario generale dell’ANCI Veronica Nicotra, Andrea Ferri, capo area Finanza locale e Catasto ANCI oltre a Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale di ANCI Sicilia. I lavori sono stati moderati da Gianni Trovati, giornalista de Il Sole 24 Ore.
Dopo i saluti istituzionali, è intervenuto il segretario generale di ANCI Sicilia Mario Emanuele Alvano che, nella sua relazione, ha fotografato la situazione attuale dei 391 comuni siciliani. “In questi anni – ha detto Alvano – abbiamo svolto un’azione costante di ascolto, proposta e confronto, nei tavoli istituzionali e con ogni Comune del nostro territorio seppur in un contesto difficilissimo, caratterizzato da una triplice emergenza: finanziaria, organizzativa e normativa”. “I dati che rappresentano la situazione attuale dei comuni siciliani – ha proseguito Alvano - non offrono dubbio alcuno perché sono 179 i Comuni siciliani commissariati per la mancata approvazione dei bilanci di previsione. Va però evidenziato che la dotazione organica si è ridotta del 40% negli ultimi dieci anni e oltre 150 Comuni sono privi di dirigenti e, in molti casi, senza nemmeno la figura del segretario comunale. La stabilizzazione del personale precario, pur rappresentando un passo importante, ha riguardato solo circa 5.000 unità, a fronte di un fabbisogno ben più elevato. Seppur un’evidente situazione di difficoltà, i comuni siciliani hanno dato prova di una straordinaria vitalità e, anche in questo caso, lo dimostrano i dati. Sul fronte del PNRR, i Comuni sono stati tra i principali protagonisti della spesa e dell’attuazione dei progetti, superando quella di molti comparti statali, segno di una resilienza e di un senso di responsabilità che meritano il massimo riconoscimento”. “ Va segnalato inoltre che, – ha continuato Alvano – a fronte di 212 comuni che risultano in condizione
di inefficienza finanziaria, con un deficit di cassa di circa 193 milioni di euro e una capacità di finanziamento pro capite inferiore pari a 449 euro, sono 168 i Comuni siciliani classificati come
“efficienti”, registrando un risultato positivo di cassa di oltre 133 milioni di euro e finanziamenti correnti pro capite superiori a 561 euro”. “La narrazione attuale va smentita anche in virtù
della crescita degli accertamenti della capacità di riscossione e questi dati dimostrano che – ha concluso Alvano - dove esistono condizioni minime di stabilità finanziaria e di organizzazione, i Comuni siciliani sono pienamente in grado di amministrare con efficienza, persino in un quadro normativo sempre più complesso, reso ancora più difficile dalla stratificazione di leggi su enti locali e dal nuovo codice dei contratti pubblici. Riteniamo però che sia necessario un tavolo istituzionale permanente tra Stato, Regione Siciliana e ANCI Sicilia, che affronti finalmente in modo strutturato il “caso Sicilia”, norme specifiche per la nostra Regione, che permettano di gestire la straordinarietà della situazione con strumenti adeguati e flessibili e, soprattutto, il pieno coinvolgimento dei Comuni nei confronti istituzionali, superando una logica che, troppo spesso, ha visto gli enti locali esclusi dai luoghi in cui si decidono le politiche pubbliche che li riguardano direttamente”.“La Sicilia – ha dichiarato Paolo Amenta, presidente di ANCI Sicilia - è oggi la regione con il più alto numero di Comuni in crisi finanziaria. Secondo gli ultimi dati della Corte dei Conti – Sezione di Controllo per la Sicilia – sono 179 i Comuni commissariati per mancata approvazione del bilancio di previsione. Parliamo del 45% del totale dei Comuni siciliani. A ciò si aggiunge la crescita costante dei Comuni in dissesto e in predissesto: una condizione strutturale che fa della Sicilia un caso unico in Italia. Sul piano finanziario, i Comuni subiscono simultaneamente tagli ai trasferimenti statali, aggravati da nuovi obblighi di accantonamento per il 2025; tagli ai trasferimenti regionali, che colpiscono soprattutto i Comuni più fragili; un aumento generalizzato dei costi dovuto all’inflazione, in particolare per energia, assistenza scolastica, servizi pubblici locali e, non ultimo gli aumenti contrattuali nel terzo settore e nel comparto dei servizi alla persona, che ricadono direttamente sui bilanci comunali. Senza considerare il peso degli aumenti contrattuali per il personale dei nostri enti.A questo dobbiamo aggiungere il costo del ciclo dei rifiuti è fuori controllo. Il conferimento dell’indifferenziato, a causa della cronica carenza di impianti, è aumentato in maniera esponenziale. Il risultato? Bilanci dissestati e cittadini e imprese costretti a subire l’aumento della TARI”. “Non possiamo dimenticare – ha aggiunto Amenta – che il personale è in una condizione critica. Negli ultimi dieci anni, gli enti locali siciliani hanno visto ridursi del 40% la propria dotazione organica. Numerosissimi Comuni risultano privi di dirigenti e, in alcuni casi, manca persino la figura del segretario comunale. In queste condizioni, è impossibile garantire una gestione efficace, pianificare lo sviluppo locale o cogliere le opportunità offerte dai fondi europei”. “Oggi siamo qua per chiedere – ha proseguito Amenta - siamo qui oggi per chiedere, con forza, soluzioni concrete come la convocazione urgente di un Tavolo Permanente tra Stato, Regione Siciliana e ANCI Sicilia, che affronti i temi del riequilibrio finanziario, della programmazione delle risorse e della revisione normativa che tenga conto delle specificità della nostra isola per affrontare in modo strutturale il “caso Sicilia”; l’adozione urgente di norme speciali per la Sicilia, che permettano un riequilibrio reale dei trasferimenti, la
sospensione temporanea di alcuni vincoli contabili, l’avvio di un Piano straordinario per il personale comunale, la compensazione dei sovracosti nei servizi essenziali e il pieno coinvolgimento degli
enti locali nei rapporti istituzionali tra Stato e Regione, oggi gestiti in modo bilaterale, senza alcuna consultazione con chi rappresenta direttamente i cittadini”. “Noi Sindaci – ha concluso Amenta - non ci tireremo indietro. Non cerchiamo scorciatoie né alibi. Ma non possiamo continuare a essere lasciati soli. Se crollano i Comuni, crolla la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Come recita il titolo di questa Assemblea: se si salvano i Comuni, si salva la Sicilia”.
Nelle sue conclusioni Gaetano Manfredi, presidente nazionale di ANCI, ha dichiarato che “la narrazione di un mezzogiorno costituito da amministratori c he non amministrano e cittadini che
non vuole pagare deve cessare, perché nessuno si vuole sottrarre alla proprie responsabilità. Oggi i comuni, seppur incidendo poco meno del 7% sulla spesa pubblica nazionale, si prodiga per poter
erogare i servizi necessari alle comunità. È ora necessario aprire una fase nuova. In primo luogo perché oltre alle istituzioni esistono i cittadini, che ci chiedono i servizi di cui ha bisogno e on devono esistere cittadini di serie A e cittadini di serie B. È necessario oggi incardinare a livello nazionale il “tavolo Sicilia” perché chi è più povero, in sostanza, ha meno risorse. La capacità di riscossione dei comuni è uno dei tempi che necessitano di una virtuosa soluzione. È quindi necessario risolvere i problemi della carenza di personale degli uffici competenti e migliorare, attraverso
il suo utilizzo più efficiente, la capacità digitale delle amministrazioni. Serve un modello di infrastruttura, rispetto alla digitalizzazione, che preveda strutture dedicate e calibrate che tengano conto delle singole specificità. Lo stesso meccanismo di riscossione va migliorato”. “È evidente – ha proseguito Manfredi – che la politica remi nel senso giusto. Serve un patto di fiducia ma è necessario far cessare la politica di tagli ai Comuni anche perché, può sembrare banale ricordarlo, sono proprio i Comuni che erogano i servizi e danno al cittadino la percezione di vicinanza dello Stato. Quello che vogliamo è poter fornire una risposta reale ai servizi richiesti dai cittadini, creando anche opportunità di crescita e sviluppo perché proprio i comuni del sud Italia possono diventare motore per l’economia”. “Non lasceremo da sola la Sicilia” ha concluso Manfredi.
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