"Chi sà parli, ci aiuti.
Soprattutto faccia chiarezza su questo caso che non può essere
etichettato semplicemente come suicidio": è l'appello della
famiglia di Andrea Prospero, lo studente universitario di
Lanciano (Chieti) che frequentava Informatica all'Università
degli Studi di Perugia dove è stato trovato morto in un
appartamento del centro. Lanciato dal loro legale, l'avvocato
Francesco Mangano intervistato da Radio Glox.
Il legale ha parlato soprattutto del rinvenimento di
cellulari, schede sim e di un computer, ora al vaglio della
polizia postale, dove il giovane venne trovato morto. "La rete è
una grande ricchezza - ha aggiunto - ma anche un oceano ricco di
insidie, di trappole, e un abisso di tentazioni. Riteniamo che
Andrea si sia imbattuto in qualche gruppo che o l'ha portato ad
uno stato d'ansia tale da indurlo ad assumere dei farmaci che
poi hanno provocato la morte o qualcuno abbia agevolato il
suicidio".
La famiglia di Prospero ha da subito escluso che lo
studente si fosse tolto la vita "deliberatamente" ma sia
"successo qualcosa che lo ha portato alla morte". "Andrea - ha
detto ancora l'avvocato Mangano a Radio Glox - non era un
esperto informatico che lavorava per la Nasa o per l'Fbi. Era un
ragazzo di 19 anni nativo digitale e che studiava informatica ma
a sentire il suo migliore amico aveva una conoscenza di Internet
assolutamente normale".
Il legale ha ribadito di non credere all'ipotesi del
suicidio. "Andrea non aveva dato alcun segnale di sofferenza
psichica - ha sottolineato - o di uno stato depressivo. Un
ragazzo normalissimo, generoso, buono e sensibile che non
assumeva farmaci. Aveva tra l'altro acquistato un biglietto per
rientrare a Lanciano i giorni successivi".
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