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In Messico Gm, Ford, Bmw e Nissan si preparano ai dazi

In Messico Gm, Ford, Bmw e Nissan si preparano ai dazi

Nuovi fornitori e riduzione dei costi tra le strategie

CITTÀ DEL MESSICO, 17 febbraio 2025, 09:36

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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L'incertezza sull'imposizione dei dazi da parte dell'amministrazione statunitense guidata da Donald Trump ha spinto le aziende automobilistiche con sede in Messico a valutare strategie che consentano di attenuarne i possibili effetti. A questo proposito, alcune società, tra cui General Motors (Gm), Ford, Nissan e Bmw, hanno iniziato ad analizzare misure quali la diversificazione dei fornitori, l'adeguamento dei prezzi e l'ottimizzazione dei costi operativi. Il 28 gennaio, la statunitense Gm ha dichiarato di essere pronta a ridurre al minimo gli effetti di un'eventuale applicazione di tariffe sulla produzione di pick-up in Messico e Canada, adeguando la produzione alla domanda internazionale, senza incidere sui suoi piani di espansione in Nord America. Mary Barra, presidente e Ceo di Gm ha affermato che avevano già studiato diversi scenari, ma "dal punto di vista del Messico — ha detto — produciamo pick-up in Messico, Canada e Stati Unit per cui abbiamo la possibilità di inviarne una parte negli Usa. Vendiamo anche camion a livello globale, quindi possiamo vedere da dove provengono i mercati internazionali". Successivamente, Francisco Garza, presidente e direttore generale di Gm in Messico, ha spiegato che gli investimenti nel settore automobilistico vengono effettuati in un arco di tempo di 5 o 7 anni e ciò che accade a breve termine generalmente non si traduce in sospensioni, ma piuttosto in un'analisi del ritorno sul progetto. La dirigenza della Nissan in Messico ha chiarito di non avere informazioni dalla multinazionale in merito a un eventuale trasferimento della produzione a causa della possibile applicazione dei dazi del 25% annunciati da Donald Trump.
    "Nissan ribadisce il suo impegno per la crescita e lo sviluppo del settore in Messico, come facciamo da oltre 60 anni con oltre 16 milioni di veicoli prodotti. Non abbiamo informazioni sullo spostamento delle nostre attività produttive in un altro Paese", si legge nella nota. Per quanto riguarda Ford, il Ceo Jim Farley ha affermato che l'azienda sta valutando le aree in cui può aumentare le scorte per prepararsi a possibili dazi del 25% sulle importazioni da Messico e Canada. La società ha affermato di non essere particolarmente esposta all'aumento dei dazi su acciaio e alluminio, ma di essere pronta ad assorbire parte dei costi dei fornitori maggiormente colpiti. Il Ceo e presidente di Bmw in America Latina, Reiner Braun, ha affermato che il Messico è il mercato più importante per il gruppo tedesco nel subcontinente e che non sono stati modificati i progetti di espansione per la produzione di auto elettriche. Ha spiegato che, sebbene lo stabilimento del gruppo a Spartanburg, negli Stati Uniti, fornisca il 30% della sua produzione di automobili all'America Latina, Messico compreso, all'inizio del 2023 è stato effettuato un investimento di 800 milioni di dollari per espandere lo stabilimento di San Luis Potosí, per cui sono già in preparazione nuovi modelli elettrici. Il dirigente ha inoltre sottolineato che lo stabilimento messicano esporta in 80 Paesi e che le spedizioni negli Usa superano il 40 percento della produzione. 

 

L'automotive azteca prepara la revisione del trattato Usmca

 Gli Stati Uniti cercheranno di rinegoziare le norme di origine del settore automobilistico nell'ambito della revisione del trattato di libero scambio dell'America del Nord (Usmca) nel 2026, nonostante abbiano perso un arbitrato, ha avvertito Francisco González, presidente della maggior associazione messicana di produttori di ricambi.
"Lo scenario più probabile è che cercheranno di imporre quanto hanno difeso nel panel perso", ha affermato González in un'intervista pubblicata dal quotidiano El Sol de Mexico.
Nel 2023, un organo arbitrale ha stabilito che i componenti essenziali di un veicolo, come il motore e la trasmissione, possono essere considerati di origine nordamericana se soddisfano almeno il 75% di contenuto regionale.
Washington sosteneva che il calcolo avrebbe dovuto essere più rigoroso, ma la sentenza ha confermato la posizione di Messico e Canada, costringendo gli Usa a conformarsi alla decisione o ad affrontare ritorsioni commerciali.
L'accordo a tre impone anche altre condizioni, come l'obbligo che il 40-45 percento del valore del veicolo sia prodotto da lavoratori che guadagnano almeno 16 dollari l'ora, con l'obiettivo di incrementare la produzione negli Stati Uniti e in Canada.
Nel 2026, il trattato Usmca subirà la sua prima revisione formale dall'entrata in vigore nel 2020. Uno dei punti chiave saranno le regole di origine.
Il Messico ha espresso preoccupazione per l'impatto di questi requisiti sul suo settore automobilistico, che fa affidamento sull'integrazione con le catene di fornitura regionali. Gli Stati Uniti, da parte loro, potrebbero cercare di inasprire ulteriormente le regole per favorire la produzione nazionale. 

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