- "Abbiamo un quadro italiano fatto di luci e ombre e occorre ripensare alla filiera produttiva olivicola con investimenti concreti e senza far prevalere la visione ideologica. Allo stesso tempo sul fronte internazionale non possiamo permetterci di stare a guardare paesi che hanno saputo creare politiche settoriali mirate, come Tunisia, Marocco, Egitto e Turchia che stanno crescendo in maniera esponenziale..Una situazione complessiva sulla quale serve una svolta". E' il messaggio lanciato dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, intervenuto al convegno "Olio di oliva: dalla tradizione al futuro. Prospettive per l'olivicoltura italiana", con tutti gli attori della filiera e le istituzioni.
"Se l'impresa è orientata al mercato c'è bisogno di grande professionalità, perché altrimenti l'Italia perderà questa partita", ha precisato il presidente della confederazione agricola nell'evidenziare i numeri della produzione di olio mondiale, dove il 73% è in mano a Spagna, Turchia, Tunisia, Grecia e Italia, ultima in questa classifica a cinque. Quello che frena l'Italia nella competizione internazionale, ha rilevato la confederazione, sono più fattori, a partire da una strategia politica settoriale frammentata, con piani di settore territoriali, mentre occorre che si uniformino a quello nazionale in arrivo, anche per sfruttare al meglio le risorse che saranno messe in campo.
La produzione di olio d'oliva in Italia è in calo strutturale, rileva ancora Confagricoltura, tra condizioni climatiche avverse, frammentazione produttiva (il 40% delle aziende olivicole ha meno di 2 ettari di oliveto), volatilità dei prezzi e della redditività; "una deriva che occorre a tutti i costi fermare" sono le conclusioni del convegno.
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