Con lo striscione "Luca Attanasio:
uomo giusto in attesa di giustizia!", affisso sul balcone del
palazzo municipale di Jesi, il Comune della città marchigiana
accende un faro sulla vicenda del giovane ambasciatore
assassinato in un agguato a Goma, in Congo, il 22 febbraio 2021.
L'iniziativa, promossa in consiglio comunale, vuole sollecitare
indagini più approfondite nei confronti di chi avrebbe dovuto
predisporre le misure di sicurezza nei confronti del
diplomatico.
L'esposizione dello striscione avviene alla vigilia del
quarto anniversario dell'agguato in cui rimasero uccisi, insieme
ad Attanasio, anche il carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci
e l'autista Mustapha Milambo. L'ambasciatore italiano
partecipava alla missione umanitaria organizzata dall'ONU
tramite il Progetto Alimentare Mondiale (PAM) nella regione del
Nord Kiwu, riconosciuta come una delle zone più pericolose del
mondo; i funzionari Onu dovevano rispettare protocolli di
sicurezza che non futono però messi in atto. Sei le persone
accusate dell'attentato e condannate all'ergastolo (era prevista
la loro condanna a morte, evitata per richiesta dei familiari
del diplomatico italiano), ma nessun approfondimento sulle
responsabilità di chi avrebbe dovuto garantire la sicurezza, con
l'immunità diplomatica a fare da scudo ai funzionari coinvolti.
La vicenda era stata al centro della Giornata della Pace di Jesi
nel gennaio 2024, con i genitori di Luca Attanasio che al Teatro
Pergolesi hanno raccontato la vita del figlio da sempre
impegnato in attività di solidarietà e amicizia sociale, fondate
sui valori vissuti di pace, giustizia, uguaglianza.
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