Non solo ha indicato il candidato da scegliere alle elezioni provinciali, ma ha anche consegnato ai votanti dei bigliettini personalizzati, come veri e propri 'pizzini', con le istruzioni su come scriverne il nome sulla scheda. La circostanza però non è punibile perché una riforma del 2014 "ha implicitamente abrogato" il reato: per questa ragione una gip del tribunale di Asti, Claudia Beconi, ha archiviato - su richiesta della procura - il procedimento penale a carico del sindaco della città piemontese, Maurizio Rasero, di centrodestra.
La vicenda risale al 2022. "Il fatto che mediante la richiesta di apporre dei segni di riconoscimento - è la conclusione dell'ordinanza - Rasero abbia manifestato la volontà di esercitare un controllo sui voti espressi, violando il principio di segretezza del voto, pur politicamente censurabile, non integra nessuna delle fattispecie incriminatrici ipotizzabili".
Il riferimento della giudice è alla riforma dei consigli provinciali introdotta nel 2014. La vecchia "norma incriminatrice" del 1970 è stata oggetto di "abrogazione implicita", che si ha "quando una legge successiva interviene a disciplinare e integrare una materia già regolata da leggi precedenti".
Prima di chiedere l'archiviazione la procura aveva ascoltato come testimone una consigliera, la quale aveva confermato l'esistenza del pizzino ma aveva precisato di "non avere subito alcuna coartazione".
"Prendiamo atto della lettura delle norme fornite dal gip di Asti, che, peraltro, ha ribadito la veridicità dei fatti denunciati confermando come emerga la volontà di Maurizio Rasero di esercitare un controllo sui voti espressi, in violazione del principio di segretezza del voto garantito dall'articolo 48 della Costituzione,". E' il commento dell'avvocato Maurizio Riverditi, legale della persona che con la sua denuncia aveva fatto partire l'inchiesta, alla conclusione del procedimento a carico del sindaco di Asti sul caso dei 'pizzini' al momento del voto per le provinciali del 2022. "Naturalmente - aggiunge - la nostra posizione è e resta differente. Ci riserviamo ogni valutazione in merito, ma appare necessario interrogarsi su un punto cruciale: se la riforma del 2014, pur avendone modificati alcuni aspetti dell'operatività delle Province, possa aver eliminato le disposizioni sanzionatorie a tutela della segretezza del voto, che restano in piena sintonia con i principi costituzionali e rilevano non solo sotto il profilo penale, ma anche sulla legittimità delle elezioni".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA