Spiritualità, medicina e
farmacologia riuniti per vedere il paziente come individuo con i
suoi bisogni sociali, spirituali, fisici e psicologici. Su
queste coordinate si è sviluppato nell'aula magna del Seminario
Arcivescovile di Cagliari il corso di studi "La sopravvivenza in
oncologia: risultato clinico e suo significato spirituale",
organizzato da Antonio Macciò, direttore reparto ginecologia
oncologica del Businco.
Attorno ad un tavolo si sono riuniti medici esperti in
patologie tumorali della donna, farmaceutici e maestri
spirituali di differenti ordini religiosi, mondo cattolico e
chiesa evangelica battista, buddisti e induisti. "L'obiettivo è
mettere al centro il paziente - ha sottolineato Antonio Macciò -
comprendere che non ha bisogno solo di terapie, ma di ricevere
quell'attenzione che renda la qualità della sua vita la più
degna possibile. Dare significato a quel giorno, a quel mese, a
quegli anni in più che vivrà è un principio primario da
rispettare".
Anna Maria Paoletti, dell'Azienda ospedaliera universitaria
di Cagliari ha messo in evidenza: "Recenti studi hanno precisato
che la media di ascolto delle esigenze del malato da parte del
medico è di 22 secondi. Un dato significativo, capace di far
riflettere su quanto sia necessario un processo di
umanizzazione".
Dai lavori è emersa con forza l'esigenza di adottare una
nuova visione "allontanando il concetto del tumore come sola
malattia di un determinato organo", ha evidenziato Macciò. Ha
parlato di medicina spirituale Carlo Tetsugen Serra, Centro Zen
Sanboji-Tempio Dei Tre Gioielli, Parma: "Curare solo il corpo è
riduttivo - ha affermato - attraverso percorsi spirituali come
la meditazione si può fare una rilettura della propria vita e
dare una interpretazione differente di quanto accade".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA