L'architettura ha un compito
fondamentale: cercare e creare la connessione tra l'ambiente e
la comunità che lo abita. E l'obiettivo principale è quello di
"plasmare gli spazi e le persone per dare felicità". Di questo è
convinto Gianluca Peluffo, titolare di uno studio
internazionale, che alla Fondazione Federico II ha presentato il
suo libro "Il giuramento di Pan", una proposta di "fratellanza
per l'architettura". Peluffo è autore di progetti innovativi
come la moschea di Sokhna in Egitto, nei quali riversa la sua
concezione estetica e politica della professione.
Sin dal titolo il suo libro pone intanto la necessità di
introdurre nella professione dell'architettura un giuramento,
come si fa con altre professioni, per marcare il profilo etico
dell'attività. L'altro tema di riflessione per Peluffo è il
richiamo a Pan, una figura mitologica che interpreta l'idea di
una connessione tra l'uomo e la natura. "Bisogna tornare a
ragionare sullo spazio - dice - in modo da difenderne la
fruizione pubblica che oggi viene sempre più compressa. Bisogna
ritrovare il giusto rapporto tra spazi interni e spazi esterni,
tra la comunità e il suo mondo". È una concezione sviluppata nel
libro che l'urbanista Maurizio Carta definisca "potentemente
politica" con riferimento al fatto che Peluffo mette insieme
"tutte le scale" dell'architettura assegnandole un linguaggio
universale. Questa visione comporta un cambiamento nelle città
cariche di storia come Palermo? No, risponde Peluffo: "C'è poco
da cambiare. Semmai c'è da adottare canoni di modernità perché
l'architettura possa rappresentare anche questa fase del
presente".
L'architettura, concorda Patrizia Monterosso direttore
generale della Fondazione Federico II, è fatta di fisicità, di
tradizione e di visioni. "Gianluca Peluffo e il suo libro -
conclude - ci ricordano che l'architettura deve essere sempre
pubblica, in quanto strumento di crescita collettiva
accompagnata dalla declinazione di una visione intelligente del
mondo".
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