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'La Cedu ridà dignità alla morte di mio figlio'

'La Cedu ridà dignità alla morte di mio figlio'

La mamma di Antonio, 10 anni, 'vittima della Terra dei Fuochi'

ROMA, 06 febbraio 2025, 17:33

di Simona Tagliaventi

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Marzia Caccioppoli, la mamma di Antonio morto nella Terra dei Fuochi per un glioblastoma multiforme - RIPRODUZIONE RISERVATA

Marzia Caccioppoli, la mamma di Antonio morto nella Terra dei Fuochi per un glioblastoma multiforme - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tagliare i boccoli biondi a suo figlio è stata una delle cose più difficili da fare. Lo ha fatto prima che glieli facesse cadere la chemio. Prima che il glioblastoma multiforme uccidesse Antonio a soli dieci anni.

    Marzia Caccioppoli ha gli occhi neri neri e una cascata di capelli dello stesso colore. Sorride con la bocca ma mai con gli occhi che ogni tanto si velano senza far cadere le lacrime. "Ho avuto un solo figlio, solo Antonio e da quando lui non c'è più nessuno mi ha mai chiamata mamma", sussurra.

   "Abitavamo a Napoli ma volevo che lui crescesse a contatto con la natura e così con mio marito abbiamo deciso di spostarci a Casalnuovo - racconta - Sono io che ho portato mio figlio ad ammalarsi, non sapevo che quel posto fosse nella Terra dei Fuochi. E' cominciato tutto a giugno 2012 - racconta - mio figlio camminava ma la gamba destra oscillava in modo strano.

   Lui diceva che non gli faceva male, ma l'ho portato dal pediatra che mi ha consigliato una vacanza. Siamo andati in Puglia e lì la situazione è diventata più seria: gli hanno fatto una risonanza magnetica e quando gli hanno iniettato il mezzo di contrasto io sono svenuta. Mi dissero che aveva il cancro, a Napoli invece parlarono di Sclerosi multipla. Io la notte però studiavo, e non poteva essere sclerosi. Prendeva il cortisone Antonio, poi una mattina ha vomitato e ci è stato consigliato di andare al Gaslini di Genova. Mi chiesero se vivevamo vicino a un sito radioattivo. E' lì che mi hanno detto: 'La prognosi è infausta, ha un glioblastoma multiforme'. Ed è lì che abbiamo vissuto per un anno, assistiti da persone straordinarie".

   Marzia parla di Antonio che "suonava la batteria e parlava inglese. A tre anni mi tirò la gonna e mi disse: 'sei l'anima della mia anima'. Che ne sapeva lui dell'anima? Io ho perso tanto quando lui se ne è andato, ma il mondo ha perso di più.

   Pochi attimi prima di andarsene - Marzia non dice mai morire - chiamò con un gesto me e mio marito e si avvicinò la mano al cuore, pensammo a un attacco cardiaco. Invece ci disse: 'sapete chi siete voi? Siete i gioielli del mio cuore'. Ho avvicinato la mia bocca alla sua e ho inalato il suo ultimo respiro. Da tua madre sei nato e in lei oggi vai via, ho detto dentro di me".

   Per anni Marzia è passata per "visionaria, pazza per il dolore del lutto, io come molte altre madri rimaste orfane dei loro figli. Oggi vivo appieno la giustizia che abbiamo ottenuto dalla Corte europea per i diritti dell'uomo e porto l'educazione ambientale nelle scuole. Don Patriciello non mi ha lasciata nel dolore, mi ha detto che avrei dovuto rimboccarmi le maniche, affiancarlo e aiutare questa terra martoriata e altre madri con i figli malati. E' nata così l'associazione 'Noi Genitori di Tutti'".

   Nella sentenza la Cedu ha proposto l'adozione di una 'Piattaforma unica web' accessibile a tutti come strumento di tutela per vedere se la zona dove si vuole andare a vivere è una zona sicura. Se Marzia l'avesse avuta non avrebbe dovuto girare l'Italia per raccontare la sua storia e quella "del mio angioletto con i boccoli d'oro". 
   

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