Con il cadavere in auto, chiuso in una valigia nel portabagagli, Mark Samson si è fermato ad una tabaccheria per comprare sigarette e accendino. E' l'ennesimo particolare legato al femminicidio di Ilaria Sula, la studentessa uccisa con tre coltellate alla gola.
Un elemento che emerge da una lettera che il giovane, reo confesso e attualmente detenuto nel carcere di Regina Coeli, ha inviato nei giorni scorsi ai pm di Roma che gli contestano l'omicidio volontario e l'occultamento di cadavere per avere gettato il corpo della ragazza in un burrone nella zona di Capranica Prenestina, centro a circa 40 chilometri da Roma. Nella missiva l'indagato fornisce una sua versione su cosa è accaduto la sera del 25 marzo e la mattina del 26, giorno in cui Samson colloca l'accoltellamento. Il 23enne parla della sera prima dell'omicidio soffermandosi sulle parole che si sono scambiati i due nell'appartamento di via Homs.
"Dalle 22.15 e fino alla mezzanotte - afferma - abbiamo parlato della nostra relazione, del fatto che mi dava fastidio e mi ero stancato di aspettare e lei nel frattempo cercava altre persone con cui legare". Samson aggiunge, poi, un particolare. "Si era fatto tardi e quindi Ilaria mi chiese se poteva rimanere a dormire da me. Le ho dato un pigiama con cui potesse dormire comoda - scrive -. Ci sdraiamo sul mio letto, iniziamo a parlare delle cose belle vissute insieme, le esperienze, i viaggi e i nomignoli che siamo dati. "Amore, tesoro, vita…" per poi passare a quelli albanesi "Shpirt", "Zemra ime" e infine quelli filippini "'Bebe Ko', 'Mahal', 'Asawa'…".
Ai pm il giovane passa poi a raccontare le fasi successive all'aggressione avvenuta dopo che Samson ha letto sul cellulare di Ilaria un messaggio inviato da un altro ragazzo. "Ho aperto tutti gli sportelli dell'auto per vedere se il trolley entrava sui sedili al posto del portabagagli ma invano", scrive per poi aggiungere qualche riga dopo di essere tornato nell'abitazione per prendere la valigia. "Porto il trolley fuori dal condominio, era una giornata con un sole splendente, abbagliante. Vedo due ragazze che vengono nella mia direzione, le lascio passare e subito dopo sollevo il trolley senza l'aiuto di nessuno: apro il vano portabagagli e mi fermo un attimo per riprendere le forze".
Poi il tentativo di sbarazzarsi del corpo. "Risollevo la borsa e la sistemo sul lato destro del portabagagli e parto senza una direzione precisa. Verso le 16:30 mi fermo ad un tabaccaio e compro le sigarette e un accendino", aggiunge.
Una versione che è ora al vaglio degli inquirenti. Risposte in tal senso potranno arrivare dall'analisi, che inizierà la prossima settimana, della microsim presente nella dash cam che Samson aveva installato nell'auto che potrebbe avere ripreso tutte le fasi successive all'omicidio. Sul fronte delle indagini, intanto, gli investigatori hanno nuovamente ascoltato la madre di Samson, Nors Man Lapaz, indagata per concorso nell'occultamento del cadavere per avere aiutato il figlio a cancellare le tracce di sangue nell'appartamento.
"Abbiamo chiarito alcuni aspetti, la signora ha risposto alle domande poste dal pubblico ministero. Si è trattato di specificare alcuni passaggi già abbastanza delicati ma oggi meglio specificati in maniera esaustiva", si è limitato a commentare il difensore, Paolo Foti.
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