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ANSA/ 50 anni sartoria Tirelli, mostre, un libro e tanti Oscar

ANSA/ 50 anni sartoria Tirelli, mostre, un libro e tanti Oscar

Atelier che veste i sogni di cinema, teatro, tv famoso nel mondo

ROMA, 21 febbraio 2015, 16:26

Redazione ANSA

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(di Paolo Petroni) Quando Umberto Tirelli morì nel 1990 a 62 anni, l'azienda che portava il suo nome aveva 26 anni, ma era già un nome che significava altissima sartoria teatrale e la cui storia era legata a registi come Luchino Visconti e Luca Ronconi, di costumisti quali Piero Tosi e Pierluigi Pizzi. Oggi che sono passati altri 25 anni e la sartoria Tirelli festeggia il mezzo secolo di vita, è divenuta, nel mondo, un punto di riferimento per chiunque faccia spettacolo, teatro, lirica, cinema, tv e voglia 'Vestire i sogni', come si intitolava l'autobiografia di Tirelli.
    A portarne avanti il lavoro è stato il suo compagno d'arte e sogni Dino Trappetti con l'aiuto degli artisti legati alla sartoria e con tutti gli artigiani di altissima qualità che vi lavoravano e ne sono la vera ricchezza. "All'inizio furono momenti duri, ma anche grandi e di meravigliose emozioni come quando, solo quattro anni dopo, Gabriella Pescucci, che aveva lavorato instancabilmente tra Roma e New York, vinse l'Oscar per i costumi del film L'età dell'innocenza di Martin Scorsese, primo grande impegno affrontato dalla sartoria nel dopo Tirelli", come ricorda oggi Trappetti, senza dimenticare l'altro Oscar legato al lavoro della sartoria, nel 1997, andato ad Ann Roth per i costumi del Paziente inglese di Anthony Minghella. Ma di Oscar ormai ce ne sono tanti, vinti con Danilo Donati, Teodor Pistek, Franca Squarciapino e due dei suoi tre con Milena Canonero, mentre Piero Tosi, che è un po' il nume tutelare della sartoria, l'Oscar lo ha avuto nel 2007 alla carriera.
    Per festeggiare i 50 anni, dopo una mostra con i costumi di Tosi al Festival di Spoleto e il salone d'onore nella mostra I vestiti dei sogni di cento anni di cinema italiano a Palazzo Braschi, si annuncia una mostra dei costumi 'from Tirelli Atelier' al Museum of the moving art di New York a giugno e esce in questi giorni un grande volume, 'Tirelli 50 - Il guardaroba dei sogni' edito da Skira. Sono 350 pagine ovviamente ricchissime di immagini, ma anche con un bell'apparato di ricostruzione storica di questi cinque decenni di attività, realizzato da Caterina D'Amico, mentre sua sorella Silvia ha incontrato molti costumisti per farsi raccontare e riferire come lavora la sartoria e come lavorava Umberto Tirelli, alla cui figura e vicenda è dedicato l'intervento d'apertura firmato dal terzo dei fratelli D'Amico, Masolino. Mentre Trappetti, in alcune asciutte ma commosse pagine, ricostruisce il suo sodalizio con Umberto nato nel 1960 e la prosecuzione dell'avventura senza di lui e oggi dice che sta pensando a un grande Museo del Costume.
    Quando Tirelli, finita l'avventura del Gattopardo con Visconti, nell'estate del 1964 decise di mettersi in proprio come sarto teatrale, avendo solo due macchine da cucire e pochi collaboratori. Da allora è stata un'escalation inarrestabile sino a oggi, mentre la crisi si sente anche nella vecchia sartoria di Prati, ma si continua a lavorare con lo spirito che fu di Tirelli, il quale amava dire "Tutti i soldi guadagnati li ho sempre reinvestiti qui, nella mia attività, e nel cercare e comprare abiti di ogni genere". E' così però che è nata quella immensa collezione conservata nei giganteschi (5mila metri quadri) magazzini di Formello, vera ricchezza della Tirelli, con migliaia di abiti storici originali, dal '700 a oggi, e decine e decine di migliaia di costumi realizzati negli anni, che oggi si affittano ai più grandi costumisti e registi di tutti i paesi ed è la vera ricchezza della Tirelli: lì sono gli abiti creati da un'artista come Lila de' Nobili o quelli di Tosi, perfetti e tutti controllati personalmente da Visconti con maniacale precisione per i particolari, per le stoffe e i merletti veri, per Ludwig o per Morte a Venezia, per citare due classici, cui si sono aggiunte nel tempo mille altre cose particolari e curiose, dalle corazze per i protagonisti di Troy alle tuniche insanguinate per il Cristo di La passione di Cristo di Mel Gibson.
   

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