Le ossa trovate nel 1949
nello stato messicano di Guerrero "sono, in realtà, quelle
dell'imperatore Cuauhtémoc", afferma il ricercatore Jorge Veraza
Urtuzuástegui in un'intervista pubblicata dal quotidiano La
Jornada, una dichiarazione che riaccende una controversia lunga
più di sette decenni tra chi difende questa posizione e chi la
nega categoricamente.
Il dottore in studi latinoamericani dell'Università nazionale
autonoma del Messico (Unam) basa la sua affermazione su un
dettagliato documento comparativo tra le prove presentate a metà
del XX secolo dall'archeologa Eulalia Guzmán (1890-1985),
responsabile della scoperta dei resti, e le commissioni di
specialisti che ne confutarono l'autenticità in tre diverse
occasioni, l'ultima delle quali nel 1976.
Il libro 'Analisi della negazione dei resti di Cuauhtémoc:
epistemologia e metodo', pubblicato dalla Benemerita università
autónoma di Puebla (Buap), assume ora un'importanza ancora
maggiore, nel contesto del 500° anniversario della morte
dell'ultimo 'tlatoani' mexica per mano del conquistador spagnolo
Hernán Cortés, che cade il 28 febbraio.
I resti che Eulalia Guzmán attribuì a Cuauhtémoc furono
ritrovati il ;;26 settembre 1949 nella chiesa di Santa María de
la Asunción, nella località di Ixcateopan dello stato di
Guerrero. Si tratta di ossa calcinate, accompagnate da una punta
di lancia in rame e da una targa ovale con una croce al centro e
la scritta '1495-1525. Rey e S. Coatemo'.
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