L'arte che esplora il concetto di
casa, non solo come spazio fisico, ma come costruzione sociale e
confine tra inclusione ed esclusione, tra l'esistere in una
società o il non esistere. Alla 24a Esposizione Internazionale
della Triennale, dedicata al tema Inequalities, il Padiglione
Rom e Sinti apre le sue porte il 17 maggio con la mostra
"Motherland Otherland", progetto artistico promosso e finanziato
da UNAR - Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, curato
da Dijana Pavlovic, attrice e attivista rom, e Hanna Heilborn,
regista e artista visiva. Sono sei gli artisti Rom e Sinti
internazionali - Małgorzata Mirga-Tas (Polonia), Sead Kazanxhiu
(Albania), Luna De Rosa, Noèll Maggini, Miguel Fiorello Lebbiati
(Italia) e Béla Váradi (Ungheria/Regno Unito). - chiamati con le
loro opere a interpretare il valore simbolico e politico della
casa, trasformando il Padiglione in uno spazio di memoria e
insieme di resistenza. "Motherland Otherland è infatti una
raccolta di espressioni artistiche individuali, che formano un
gesto collettivo per chiedere un futuro di convivenza,
uguaglianza e inclusione - un'Otherland", come dichiarato da
Hanna Heilborn.
Dijana Pavlovic sottolinea il carattere sistemico della
discriminazione, dell'antiziganismo: "La discriminazione di Rom
e Sinti non è un'anomalia: è il meccanismo attraverso cui le
società
definiscono la propria identità per opposizione. Il Rom è
l'altro
necessario, il confine simbolico che delimita il perimetro
dell'appartenenza". Per la seconda volta nella storia della
Triennale di Milano, la bandiera della Nazione Rom e Sinti viene
dunque issata, non solo come simbolo di riconoscimento, ma come
atto politico e culturale.
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