'La vita non e' bella o brutta come si crede', parola di Maupassant. Si chiude cosi' 'Una Vita' di Ste'phane Brize' (La Loi du Marche'), gia' in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, dove ha vinto il premio Fipresci, e da domani in sala con Academy Two. Siamo nella Normandia del 1819 e nei suoi tempi lenti, umani. Qui vive la troppo fragile e sprovveduta aristocratica Jeanne Le Perthuis des Vauds (Judith Chemla) che torna a casa, dopo aver ricevuto un'educazione in convento, e deve affrontare per la prima volta la vita vera. Sposa cosi' il visconte Julien Delamare (Jean-Pierre Darroussin), che si rivela ben presto uomo gretto, avaro e infedele. Jeanne comincia a crescere, al di la' di lei, ma non c'e' nulla che le vada davvero bene. Neppure con l'amato figlio Paul (Finnegan Oldfield), un ragazzo che ha protetto dal mondo proprio come avevano fatto con lei e da cui alla fine avra' solo dispiaceri. 'Racconto con melanconia un momento storico cha ha segnato la fine delle illusioni per tutti noi' spiega oggi a Roma il regista francese. E aggiunge: 'La melanconia fa parte del mio vissuto. Nei mie film c'e' sempre l'idea che qualcosa abbia tradito i nostri sogni. La nostra e' un'epoca di grande brutalita' che ha reso il lavoro scarso tanto da attribuire poi il potere a chi quel lavoro ce l'ha'. Nell'ultima parte di Una vita, film squisitamente letterario ed esteticamente perfetto, il rovinoso rapporto di Jeanne Le Perthuis des Vauds con il figlio Paul che, piano piano, vampirizza tutti i suoi beni: 'Volevo sottolineare il rapporto con il figlio che, prima e dopo il decesso del padre, viene protetto dal mondo e fatto vivere solo nella bellezza. Questa cosa creera' il dramma e Paul, involontariamente, le fara' pagare il conto fino in fondo'. Il formato ridotto 1:33 usato nel film, sottolinea Ste'phane Brize': 'e' stata una scelta intellettuale fatta per tradurre in immagini l'idea della chiusura, del senso di reclusione di tutti i personaggi, specialmente della protagonista'. Tra le molte preoccupazioni del regista quella di non volere che il film 'fosse visto come una serie di quadri d'epoca. Me ne sono guardato bene perche' il rischio era alto'.
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