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Andò, 'l'impresa dei Mille? La Grande Guerra senza speranza'

Andò, 'l'impresa dei Mille? La Grande Guerra senza speranza'

L'abbaglio, Ficarra, Picone e Servillo in un'epopea siciliana

ROMA, 09 gennaio 2025, 19:20

di Francesco Gallo

ANSACheck
Andò,  'l 'impresa dei Mille? La Grande Guerra senza speranza ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Andò, 'l 'impresa dei Mille? La Grande Guerra senza speranza ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Se si pensa ai Promessi Sposi, i protagonisti non sono certo Renzo e Lucia, ma Don Abbondio e il suo modo di essere. Questo vale anche per L'abbaglio, in cui i due personaggi di Ficarra e Picone non ricordano troppo quelli di Gassman e Sordi della Grande guerra in cui c'era ancora speranza, mentre in loro c'è l'eterno defettibile che tiene spesso in piedi il nostro Paese". Così Roberto Andò parla stamani a Roma dell'attualità del suo ultimo film, L'abbaglio, in sala dal 16 gennaio con 01, che racconta l'impresa dei Mille nel 1860 con Garibaldi (Tommaso Ragno), il colonnello palermitano, amletico e filosofo, Vincenzo Giordano Orsini (Toni Servillo) e due siciliani come tanti, Domenico Tricò (Ficarra), contadino emigrato al Nord, e Rosario Spitale, illusionista e baro (Picone).

In questo film, costato ben 18 milioni di euro e spesso recitato in dialetto stretto (ci sono i sottotitoli), l'impresa garibaldina, con tanto di sbarco e grandi battaglie da kolossal e la storia di questi due ultimi che inizialmente disertano e poi, solo alla fine, ritrovano un po' di quella dignità che saranno pronti a perdere anni dopo.     Nel cast anche Pascal Greggory nei panni di Jean-Luc Von Mechel, comandante svizzero dell'esercito borbonico, Giulia Andò, Leonardo Maltese, Vincenzo Pirrotta e Andrea Gherpelli.     "È vero - dice ancora il regista palermitano - ci sono grandi scene in questo film che considero un po' il mio western con la Sicilia come terra di frontiera, ma va considerato che quando Garibaldi arrivò, molti picciotti lo vedevano come un Gesù Cristo, un Che Guevara. Quello che Garibaldi promise purtroppo non fu tutto mantenuto, molte cose passarono sopra la sua testa".

Nel film, riconosce Andò, ha pesato anche molto la 'palermità': "Essere palermitani vuol dire anche parlare una lingua emotiva. Nei dialetti, si sa, c'è anche il non detto.     Lavorare ancora, dopo La Stranezza, con due comici mi ha dato un'occasione straordinaria per raccontare la coesistenza di dramma e commedia. Borges diceva che quando ci sono dei grandi cambiamenti la gente sente l'esigenza di entrambi".     Dice Servillo del suo colonnello Orsini: "Il fascino di questo personaggio è nel fatto di essere un militare assediato dai dubbi e in qualche modo in conflitto anche con lo stesso Garibaldi, anche lui tra mille dubbi e la necessità di accettare compromessi".     Salvatore Ficarra torna sul parallelo con La Grande Guerra e ci scherza su: "Sordi e Gassman certo sono due colleghi che stimiamo molto, ma io e Picone siamo, come dice un'espressione, due persone 'cadute dal cielo e raccolte dalla terra', insomma due persone molto piccole che non hanno coscienza di quello che stanno vivendo, né di chi hanno accanto".    

Scritto dal regista con Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, che avevano già collaborato con Andò per La Stranezza, il film è prodotto da Bibi Film, Tramp Limited con Rai Cinema e Medusa Film, in collaborazione con Netflix.

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