(di Silvia Lambertucci)
Dodici aule dedicate ai professori
che sotto il fascismo rinunciarono al loro lavoro pur di non
servire il regime, altre dodici dedicate ad altrettante donne
che hanno lasciato un segno nell'arte, nel pensiero, nelle
professioni. Ma anche l'aula magna intitolata a Virginia Woolf,
che qui finalmente potrà vantare "una stanza tutta per sé". A
Siena l'Università degli Stranieri chiama a raccolta i suoi
studenti insieme ai rettori delle Università vicine, il
presidente della Consulta Giuliano Amato, il presidente della
Regione Toscana Eugenio Giani, per una cerimonia di
intitolazione sugellata dalla laurea honoris causa in Scienze
Linguistiche alla traduttrice Nadia Fusini, che si propone come
una festa dei valori democratici e nello stesso tempo come una
riflessione sul senso e sul ruolo dell'università nell'Italia
di oggi. "Una celebrazione tutta laica e tutta repubblicana che
sentiamo come una comunione dei vivi e dei morti" sorride Tomaso
Montanari senza paura di prendere a prestito un'espressione
della teologia cattolica per spiegare una iniziativa alla quale
tiene moltissimo e che in qualche modo, rivela, "ha stupito pure
i nostri studenti, da sempre abituati a porre loro gli accenti
su questi temi". Orgoglioso, e non lo nasconde, di aver fatto,
con le intitolazioni ai professori ribelli, quello che nessun
altro ateneo italiano ha fatto mai. "E invece è in qualche modo
il nostro dovere, è il compito primario delle università"
sottolinea lo studioso in una intervista all'ANSA. "Vogliamo
offrire modelli di vita ai nostri studenti per ricordare e
ricordarci che l'università, come la scuola, deve essere prima
di tutto un luogo di formazione, un posto dove si aiutano a
crescere i cittadini di domani".
E quindi eccolo l'elenco dei 12 docenti che fecero il gran
rifiuto accettando di perdere posto e stipendio per non tradire
quello in cui credevano. Da Ernesto Buonaiuti titolare della
cattedra di Storia del Cristianesimo a Vito Volterra che
insegnava matematica e fisica, Montanari li snocciola tutti, uno
per uno in ordine alfabetico. Da Mario Carrara (Antropologia
criminale e medicina legale)a Gaetano De Sanctis (Storia antica)
da Giorgio Errera (Chimica) a Giorgio Levi Della Vida (Lingue
semitiche) fino a Fabio Luzzatto (diritto civile) Piero
Martinetti (Filosofia) Bartolo Nigrisoli (chirurgia) Francesco
Ruffini (diritto ecclesiastico) Edoardo Ruffini Avondo (Storia
del diritto) Lionello Venturi (Storia dell'Arte). Tutti uomini,
perché allora l'insegnamento universitario era appannaggio
maschile. "Per questo quando ce ne siamo accorti abbiamo voluto
dedicare altri 12 aule a 12 grandi donne intellettuali,
antifasciste del Novecento, alcune celeberrime altre poco note,
scrittrici , traduttrici, pubbliche funzionarie, filosofe".
Sempre in ordine alfabetico, da Barbara Allason a Simone Weil,
Fernanda Wittgens e, appunto, a Virginia Woolf, passando per
Lavinia Mazzucchetti, Alba de Céspedes, Natalia Ginzburg, Amelia
Pincherle Rosselli, Bruna Talluri, Ada Prospero Gobetti
Marchesini, Maria Zambrano, Hannah Arendt.
Irruento, polemico, non nuovo certo all'impegno politico, il
rettore Montanari ci tiene a precisare che la data in cui si
terrà l'evento, a dieci giorni dalle elezioni, è "stata scelta
mesi fa". E però è chiaro, ammette, che la concomitanza con le
consultazioni politiche finisce col rendere in qualche modo
ancora più significativo il messaggio che da Siena vuole fare
arrivare all'intera comunità italiana: "I nomi di queste donne e
di questi uomini scritti sui muri delle nostre aule ci
ricorderanno che la coltivazione di un pensiero critico non
disposto a tradimenti è l'unica ragione per cui esiste
l'università". E non solo: "Le cinque aule dedicate a donne non
italiane ci ricorderanno che qua insegniamo che l'umanità non si
divide a frontiere guardate con bandiere e cannoni. E tutte e
dodici ci imporranno di ricordare che la storia dei maschi è
solo la metà della storia e non è la migliore". Mentre viste nel
loro complesso, aggiunge, queste 24 vite prese ad esempio "si
presentano come uno specchio altissimo in cui siamo invitati a
rifletterci, per migliorarci ed elevarci giorno dopo giorno". Un
richiamo all'oggi, alla fatica e alla nobiltà dello studio che
arriva, sottolinea, anche dalla laurea che l'università
specializzata nella linguistica offre alla traduttrice Fusini,
una donna e una professionista, si accalora Montanari, che
"rappresenta con rara pienezza l'essenza stessa dell'università,
tenendo insieme lo studio e la capacità di parlare a tutti,
popolare senza mai confondere la cultura con l'intrattenimento".
Anche a questo, dice, serve la memoria dell'antifascismo:
"Nessuna nostalgia, niente di retorico, è piuttosto uno sforzo
per recuperare le ragioni più profonde del nostro stare insieme.
E a chi spetta farlo se non alle università?"
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