(di Gianluca Anoè)
Il confine tradizionalmente fissato
nella produzione letteraria, che distingue tra narrativa e
saggistica, si scolorisce fino a dissolversi. È questo il
bilancio condiviso dai giurati della 61/a edizione del Premio
Campiello, che stamani hanno definito la cinquina finalista dei
volumi che si contenderanno la tradizionale 'Vera da pozzo'.
La votazione si è tenuta presso l'aula magna di Palazzo del
Bo, la cerimonia finale di premiazione è fissata per sabato 16
settembre, al Teatro La Fenice di Venezia.
Tra gli oltre 400 libri valutati, ampio spazio è occupato
dalla biografia, l'autobiografia, la storia e il cinema. I
giurati, nel tradizionale giro di commenti che precede
l'effettiva votazione, hanno fatto emergere da un lato il buono
stato di salute di cui gode la letteratura italiana, dall'altro
i diversi tentativi falliti da parte di saggisti di cimentarsi
con la dimensione narrativa.
La giuria dei letterati presieduta da Walter Veltroni ha
promosso al primo turno tre romanzi: 'La Resistenza delle donne'
di Benedetta Tobagi (Einaudi); 'Diario di un'estate marziana' di
Tommaso Pincio (Perrone editore) e 'Centomilioni' di Marta Cai
(Einaudi). Al terzo giro di votazione è entrato in cinquina 'La
Sibilla. Vita di Joyce Lussu' di Silvia Ballestra (Laterza),
mentre al quinto è stato scelto 'In cerca di Pan' di Filippo
Tuena (Nottetempo).
Quest'anno si è aggiudicato il Premio Campiello 'Opera prima'
Emiliano Morreale con il romanzo 'L'ultima innocenza'
(Sellerio). La giuria dei letterati ha deciso all'unanimità di
conferire anche una menzione speciale al romanzo 'Come D'Aria'
di Ada D'Adamo, già tra i 12 finalisti del premio Strega 2023,
scomparsa il primo aprile di quest'anno. "Lo stavamo esaminando
con grande attenzione - ha spiegato Veltroni -, ma il
regolamento non ci consente di considerarlo per la cinquina, per
questo abbiamo deciso per una menzione".
Il dibattito tra i giurati è stato pacato, e ha permesso di
chiudere la rosa con soli cinque turni di preferenze. "Abbiamo
discusso, ciascuno aveva i propri titoli e le proprie
valutazioni - ha detto Veltroni -. Siamo orgogliosi perché in un
momento in cui alcune cose travolte dallo spirito del tempo
tendono a sparire, come l'ascolto dell'altro, l'amore per la
pluralità e la gentilezza, qualcosa rimane, e questa è la
letteratura".
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