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I Pulitzer premiamo James di Percival Everett

I Pulitzer premiamo James di Percival Everett

Il libro rivisita Huckleberry Finn, visto dallo schiavo in fuga

NEW YORK, 06 maggio 2025, 16:48

Redazione ANSA

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Continua la scalata ai premi di Percival Everett: il suo romanzo James che rivisita la saga di Huckleberry Finn attraverso gli occhi del compagno di viaggio, lo schiavo fuggiasco Jim, ha conquistato un Pulitzer per la narrativa.
    "James è una riuscita rivisitazione che illustra l'assurdità della supremazia razziale e offre un nuovo punto di vista sulla ricerca della famiglia e della libertà", hanno scritto i giurati dei premi annunciati alla Columbia University assieme a quelli per il miglior giornalismo 2024.
    Per il romanzo di Everett, pubblicato in Italia da La Nave di Teseo nella traduzione di Andrea Silvestri, il riconoscimento si aggiunge al National Book Award, alla Carnegie Medal for Fiction e alla shortlist del Booker 2024. Grazie al Pulitzer, James si conferma così come l'opera di letteratura più importante uscita l'anno scorso negli Stati Uniti accelerando l'ascesa del suo autore rimasto misconosciuto dal pubblico fino a pochi anni fa.
    Negli ultimissimi anni l'afro-americano Everett ha vinto il Pen/Jean Stein Award per Dr. No, e' stato finalista al Pulitzer per Telefono e in shortlist al Booker per Gli Alberi, mentre il suo libro satirico Cancellazione è stato adattato nel film candidato agli Oscar 2023 American Fiction diretto da Cord Jefferson al suo debutto alla regia.
    In James, Everett dona al romanzo di Mark Twain quel più di concretezza e verità storica, che c'erano nel libro originale viste le idee antischiaviste dell'autore, ma erano rimaste occultate dai condizionamenti dell'epoca. Il nuovo Jim, che allora parlava l'inglese storpiato degli schiavi, ora lo fa solo per restare al suo posto e non provocare i bianchi, ma di nascosto si è istruito, ha imparato a leggere, scrivere e parlare correttamente, tanto che dimostra di conoscere persino Voltaire ma il suo incubo, nei sogni, è John Locke, il filosofo teorico della schiavitù. La lingua e la cultura diventano così l'arma di emancipazione, e proprio grazie alla lingua e alla cultura Jim/James sorprende con un finale diverso da quello di Twain grazie anche a una pistola che finisce nelle sue mani.
   
   

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